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TESTO La missione universale di Gesù

don Bruno Maggioni

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Battesimo del Signore (Anno C) (07/01/2007)

Vangelo: Lc 3,15-16.21-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,15-16.21-22

In quel tempo, 15poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Il gesto di Gesù che si sottomette – assieme a tutto il popolo (Luca lo nota con compiacenza) – al battesimo di Giovanni «in remissione dei peccati» esprime, anzitutto, un atteggiamento di profonda solidarietà di Gesù con il suo popolo peccatore. Egli non si pone al di fuori della storia del suo popolo, ma si inserisce in essa, profondamente solidale con il momento di conversione che il popolo sta vivendo. È questa logica di solidarietà che costituisce la novità del messianismo di Gesù: Egli non si sottopone al battesimo per i propri peccati, ma per i peccati del suo popolo. Non prende le distanze dagli uomini peccatori, ma prende sulle sue spalle i loro peccati. Questa logica di solidarietà e sostituzione guida tutta la vita di Gesù e raggiunge il suo culmine sulla Croce. Nel battesimo al Giordano troviamo il germe dell'intera vita di Gesù, come nel nostro battesimo c'è il germe di tutta la nostra esistenza cristiana.

I cieli che si aprono, lo Spirito che discende, le parole della voce celeste richiamano alla memoria il racconto delle vocazioni profetiche, per esempio la vocazione di Isaia, Geremia ed Ezechiele. Ma pur richiamandosi al genere delle vocazioni profetiche, il racconto evangelico è molto diverso. I profeti si esprimono come se la forza dello Spirito di Dio, venuta dall'esterno, si impossessi di loro e trasformi la loro personalità. Nulla di questo al battesimo di Gesù. La teofania, semplicemente, svela ciò che Gesù è già.

È sempre utile, se si vuole comprendere un passo evangelico, ricreare il sottofondo anticotestamentario in cui si muove. Il sottofondo anticotestamentario del nostro passo è molto ricco e complesso, ma noi ci accontentiamo del riferimento a Isaia 42,1-7, un passo profetico che è richiamato nello stesso vangelo e riproposto come prima lettura nella Messa. Sottolinea molto bene che il battesimo – quello di Gesù e il nostro – include una missione. Una missione da svolgersi, come dice il profeta, nella fermezza («Proclamerà il diritto con fermezza») e, insieme nella dolcezza del dialogo: «Non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta». Una missione che non percorre le vie del frastuono, ma dell'umiltà: «Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce». Una missione che dà speranza e salvezza agli infelici: «Perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri». Una missione, infine, universale: i suoi confini sono la «terra», «le nazioni», «le isole lontane».

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