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TESTO Benedetto il Signore che dona la vita (280)

don Remigio Menegatti   Parrocchia di Illasi

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Battesimo del Signore (Anno C) (07/01/2007)

Vangelo: Lc 3,15-16.21-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,15-16.21-22

In quel tempo, 15poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Is 40, 1-5.9-11) ripropone l'invito di Isaia al popolo di Dio, un invito che apre alla gioia: "Consolate, consolate il mio popolo, dice il Signore". Gioia piena se il popolo è disponibile a preparare le strade perché alla liberazione dalla terra dell'esilio e di schiavitù segua sicuro e veloce il ritorno nella terra dei padri. L'invito chiama in gioco anche la sentinella a cui è ordinato di dare l'annuncio della liberazione da parte di un Dio. Il Signore è presentato come il pastore che riunisce il gregge disperso, e mostra particolare attenzione alle pecore madri e ai loro agnellini.

Il vangelo (Lc 3, 1-16.21-22) punta l'attenzione dapprima su Giovanni il Battista che chiarisce a quanti lo interrogano come non sia lui il salvatore, il quale battezzerà non con acqua, per la penitenza, bensì con lo Spirito, per la piena salvezza. Al centro della scena arriva poi Gesù, che riceve il battesimo da Giovanni mentre il Padre gli rivela la sua vera identità e missione: il Figlio di Dio che realizza le promesse del Padre.

Salmo 103
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto.

Tu stendi il cielo come una tenda.

Costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento;
fai dei venti i tuoi messaggeri,

delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.

Quanto sono grandi, Signore, le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare spazioso e vasto:
lì guizzano senza numero
animali piccoli e grandi.

Tutti da te aspettano
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,

tu apri la mano, si saziano di beni.

Se nascondi il tuo volto, vengono meno,
togli loro il respiro, muoiono
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,

e rinnovi la faccia della terra.

Il salmo canta la lode di Dio come Creatore e Padre provvidente. Prima ancora della liberazione – l'annuncio della salvezza di cui sono incaricate le sentinelle della prima lettura – racconta la creazione. Il credente innalza la lode per la bellezza e varietà di quanto lo circonda, e ricorda che Dio non smette di seguire l'opera delle sue mani. Lui stesso si prende cura di tutte le creature che ha generato, e in particolare dell'uomo.

Il cielo appare come un mantello trapuntata da un infinito numero di stelle, che esalta la bellezza e grandezza di colui che fa dei venti i suoi messaggeri per portare a tutti la notizia del suo amore e della sua tenerezza. Una tenerezza che esprime nel provvedere alla vita donando il cibo "a tempo opportuno" per non lasciare solo nessuno dei suoi figli.

Senza il Signore la vita dell'uomo sarebbe solo tristezza e sofferenza, e l'uomo – plasmato con la polvere della terra e animato dal soffio vitale del Creatore – tornerebbe ad essere solo un po' di polvere senza valore.

Un commento per ragazzi

Luca non riporta nessuna parola di Gesù, a differenza di Matteo che ricorda un fitto dialogo tra Gesù e il Battista (vedi Mt 3, 13-15). Gesù sembra entrare in scena quasi di soppiatto, in modo poco visibile e per nulla solenne. Il centro dell'attenzione rimane ancora per un po' il Battista, impegnato a ricordare come non sia lui il protagonista della salvezza, il Messia che realizza le attese del popolo eletto.

Gesù è raccolto in silenzio, vive il gesto della penitenza come tutti gli altri che, da Gerusalemme e dalle città vicine, erano accorsi sulle rive del Giordano, verso la foce, dove il fiume si getta nel Mar Morto. Il vangelo sottolinea che Gesù sta in preghiera dopo aver ricevuto il segno dell'acqua per invocare il perdono di Dio. Se non ci sono parole umane, rivolte alle persone attorno a lui, ci sono invece parole della preghiera, con cui lui, un uomo del popolo eletto, si rivolge al Signore, l'Altissimo, il Dio fedele. Forse sta chiedendo la liberazione del suo popolo, la salvezza per quanti sono rimasti fedeli alle promesse di Dio, e fondano la loro vita sulla solida roccia dell'alleanza offerta dall'Eterno.

Solo dopo, nel silenzio della sua preghiera, avverte una chiamata perché ascolta una voce familiare: quella di Dio, che lui chiama, e insegnerà a chiamare, "Padre". Una voce che gli rivela la grandezza della sua vita: "Tu sei il mio Figlio prediletto". Un Figlio chiamato ad essere motivo di gioia per il Padre e per tutti i suoi fratelli, i figli di quel Dio che lo manda a realizzare quanto la gente si aspetta. Le folle infatti sperano che il Battista sia qualcosa di più di un monaco dedito alla preghiera e alla penitenza nelle grotte a picco sul Mar Morto.

Si attendono un liberatore potente, e quell'uomo severo ed esigente, deciso e forte, sembra incarnare le attese del popolo dell'Alleanza. Dovranno ancora aspettare un po', quando Gesù, di ritorno dal deserto, dopo un lungo ritiro di preghiera e penitenza, comincerà a girare per le strade della Palestina annunciando la presenza del Regno di Dio, la realizzazione delle promesse, l'attuazione piena e definitiva dell'Alleanza, che è la spina dorsale della vita del popolo eletto. Per il momento nulla traspare, ma il cuore di Gesù è pieno di gioia e di trepidazione per la coscienza di una missione grande, che attua definitivamente le parole con cui Isaia e altri hanno tenuto viva nei secoli l'attesa dei poveri di YHWH.

Il battesimo di Gesù, ma soprattutto la voce che lui stesso, e solo lui, avverte quando risale dal fiume, riguarda anche noi. Anche se le parole del Padre risuonano solamente nel cuore di Gesù, la conseguenza di tutto questo coinvolge anche noi. Sono parole che ci interessano e interpellano. Interessano perché finalmente c'è una risposta pure alle nostre attese, se sappiamo maturare il senso della speranza. Interpellano, ovvero ci chiamano a prenderle in considerazione per dare un nostra risposta e non trovarci assenti ed estranei quando Gesù ritorna dal deserto e comincia a proclamare la presenza del Regno di Dio. Non si tratta di cose passate e da imparare, come tante altre dei libri di storia. È un avvenimento di adesso, un dono attuale, una chiamata rivolta a noi, un invito su cui è scritto a chiare lettere il nostro nome. Non siamo spettatori di un evento strano, ma protagonisti di una storia grande, e che può trasformare la nostra vita, se solo ci lasciamo coinvolgere.

Un suggerimento per la preghiera

Riconosciamo pieni di gioia come "nel battesimo di Cristo al Giordano tu hai operato segni prodigiosi per manifestare il mistero del nuovo lavacro: dal cielo hai fatto udire la tua voce, perché il mondo credesse che il tuo Verbo era in mezzo a noi; con lo Spirito che si posava su di lui come colomba hai consacrato il tuo Servo con unzione sacerdotale, profetica e regale, perché gli uomini riconoscessero in lui il Messia, inviato a portare ai poveri il lieto annunzio." Per questo ti lodiamo e ti ringraziamo, o Padre santo ed eterno.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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