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TESTO Luce per illuminare le genti

don Roberto Rossi   Parrocchia Regina Pacis

Presentazione del Signore (02/02/2003)

Vangelo: Lc 2,22-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,22-40

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

31preparata da te davanti a tutti i popoli:

32luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

 

Forma breve (Lc 2,22-32):

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

31preparata da te davanti a tutti i popoli:

32luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

Il 2 febbraio – 40 giorni dopo il Natale – è la festa della presentazione di Gesù al tempio.

E' una festa spiccatamente Cristologia. E' Cristo che viene riconosciuto e presentato dal vecchio Simeone, come luce del mondo "luce per illuminare le genti". Il Bambino è presentato al tempio da Maria, assieme a Giuseppe; si ricorda il rito ebraico della purificazione di Maria. Per questo la giornata ha anche una connotazione mariana nella nostra tradizione. La consuetudine di benedire e accendere le candele e portarle a casa in benedizione fa riferimento sempre a Cristo che è la luce "che illumina ogni uomo". Simeone poi lo presenta come gloria del popolo d'Israele e anche segno di contraddizione.

E' importante accogliere e contemplare Cristo luce del mondo, luce della nostra vita, senso pieno di ogni esistenza.

Scrive il S. Padre nella Novo Millennio Ineunte: "Chiediamo anche noi di poter vedere Gesù. Come gli antichi greci di cui parlano gli Atti, anche gli uomini del nostro tempo chiedono ai credenti non solo di parlare di Cristo, ma in un certo senso di farlo vedere. E non è forse compito della chiesa riflettere la luce di Cristo in ogni epoca della storia, farne risplendere il volto anche davanti alle generazioni del nuovo millennio?

La nostra testimonianza sarebbe, tuttavia, insopportabilmente povera, se noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto. Il nostro sguardo resta più che mai fisso sul volto del Signore. Alla contemplazione piena del volto del Signore non arriviamo con le sole nostre forze, ma lasciandoci prendere per mano dalla grazia. Solo l'esperienza del silenzio e della preghiera offre l'orizzonte adeguato in cui può maturare e svilupparsi la conoscenza più vera, aderente e coerente, di quel mistero, che ha la sua espressione culminante nella solenne proclamazione dell'evangelista Giovanni: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14). Come dice Simeone: "I miei occhi hanno visto la salvezza!".

Nella nostra parrocchia, come in tutta Italia, celebriamo la Festa della Vita, con alcuni momenti e gesti che si modellano sul vangelo. Si legge: "Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore". Abbiamo invitato i genitori dei bambini da uno a dieci anni, con un invito particolare a quanti hanno ricevuto il battesimo nell'ultimo anno, a partecipare alla Messa parrocchiale. All'offertorio sfileranno in processione dal fondo della chiesa fino all'altare, "per offrire il proprio bambino al Signore" e lasceranno sull'altare, in preghiera, un lume acceso, invocando tutta la grazia e la benedizione del Signore sui propri bambini e su tutte le famiglie. Sarà un momento forte di fede, di amore, di impegno cristiano.

Che cosa può significare oggi "presentare il proprio bambino al Signore"? Significa riconoscere che i figli sono un dono di Dio, che appartengono a Lui, prima ancora che al papà e alla mamma. E'm Dio infatti che infonde nel bambino, al momento tesso del concepimento, il principio spirituale che chiamiamo anima. Procreare significa collaborare con Dio che è l'unico creatore. La Bibbia ci presenta una mamma che, guardando i suei sette figli, esclama, con stupore: "Non so come siete apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita... ma il creatore del mondo che ha plasmato fin dall'origine l'uomo".

Non basta offrire i figli al Signore una volta sola, all'inizio della vita; bisogna poi educarli nella fede. I genitori sono i primi evangelizzatori dei figli, anche con le piccole cose, con le preghiere che insegnano, le risposte che danno alle loro domande, i giudizi che esprimono in loro presenza. Si dice di Gesù: "Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di lui". E un giorno Gesù dirà: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio".

Presentare i figli al Signore, educarli alla fede, significa anche accettare che nella libertà delle loro scelte crescano fedeli al Signore o anche che attraversino periodi di crisi.

Uno scrittore spirituale dice: "Quando si è fatto tutto il possibile e non si può più parlare di Dio ai figli è giunto il momento di parlare a Dio dei figli, cioè di pregare per loro, sempre".

In questa giornata in cui ricordiamo la vita consacrata si deve comprendere che i figli sono sempre un dono di Dio, che è un dono ogni vocazione alla quale sono chiamati, che è un dono grande e speciale del Signore la vocazione ala vita consacrata, per la lode di Dio e per il ben di tutta l'umanità.

 

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