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TESTO Cercare Dio nel proprio futuro

don Maurizio Prandi

I Domenica di Avvento (Anno C) (03/12/2006)

Vangelo: Lc 21,25-28.34-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 21,25-28.34-36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Mi piace, all'inizio di questo tempo di Avvento pormi una domanda insieme a voi visto e considerato che questo è il tempo dell'attesa è attendere Dio, cosa vuole dire per me? Attendere... un infinito che allo stesso tempo però è presente e futuro. Forse l'attesa è proprio questo: vivere il presente cercando Dio nel proprio futuro. Avvento allora non è semplicemente preparazione al Natale, alla venuta di Gesù nella carne della nostra umanità; Avvento è dare una direzione alla vita, dare un orientamento alla vita, perché una vita senza direzione ed orientamento che senso può avere? Quali speranza può dischiudere? In questo senso mi piace molto il simbolo che trovate sui calendari del mese di Dicembre: la porta. Si, perché ci sono delle porte, almeno nella mia vita, che io non apro mai, magari per la paura di quello che posso trovare di là: quali spazi, quali relazioni, quali scoperte, quali responsabilità, ma anche quali quotidianità e fedeltà mi sono richieste? La tentazione che vivo infatti (e lo ripeto ogni Avvento, ogni Quaresima, ogni Pasqua), è quella di vivere i tempi cosiddetti forti con l'anima tesa allo straordinario: Chissà cosa deve succedere nella mia vita! Dimentico così che cercare Dio nel mio futuro non può essere staccato dal vivere le piccole fedeltà che ogni giorno mi sono richieste. Anzi, sento che è proprio nelle piccole fedeltà che io posso vivere, come dice S. Paolo nella seconda lettura in modo tale da piacere a Dio. Celebrando l'altro giorno il funerale di Giorgio, un ospite della comunità Le Ali (giovani ed adulti psicolabili), e cercando di rimanere in ascolto della sua vita, mi è parso di capire proprio questo: non ho nessuna conquista particolare da fare se non quella di essere me stesso. Mi piace allora questo invito che ci viene fatto oggi: a vivere in modo tale da piacere a Dio, cioè a vivere questa libertà nelle relazioni a cui sono chiamato. Quanti sforzi invece per piacere agli altri... quanti sforzi per essere approvato dagli altri... quanti sforzi per conquistare gli altri... Il cristiano, lo accennavo già domenica scorsa, vive in modo differente e là dove tutti si aspetterebbero gesti di cattura e di conquista segna decisamente una distanza proprio quando è unicamente mosso dal desiderio di essere se stesso.

Riprendo quanto accennavo prima sul tempo di Avvento perché mi pare importante per allargare un po' lo sguardo: io per primo rischio di vedere unicamente questo tempo come una preparazione al Natale e basta, ma credo di capire che Avvento non è solo questo... come Natale non sarà soltanto memoria (per quanto viva) del Bambino nato a Betlemme, perché se così fosse, Gesù lo metterei alle spalle e lo confinerei, lo chiuderei in un momento storico preciso. Natale sarà invece contemplarLo nella povertà e semplicità della mangiatoia e vivere insieme a Lui ogni giorno della mia vita. Lo trovo davvero importante per me questo: Avvento come un tempo che mi educa alla quotidianità del rapporto con Dio, ad "attenderlo", a tendere verso di lui ("attendere" deriva dal latino ad-tendere nel senso di "tendere verso" qualcuno o qualcosa).

Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi pensieri abbiamo pregato con il salmo... quello che siamo chiamati a vivere è proprio la comunione con Lui in questa quotidiana piccolezza di rivelazioni ed intuizioni sulla bellezza del suo volto... oggi in modo particolare emergono tratti assolutamente straordinari sul volto di Dio:

- Un Dio che realizza le promesse di bene che ha fatto (prima lettura)... ci pensavo proprio in questi giorni, provando a ringraziare Dio per alcuni incontri, per alcuni accompagnamenti nel dolore e nella malattia, per alcune celebrazioni come i funerali della Ivana e di Giorgio che hanno restituito, grazie alle testimonianze dei loro amici della comunità, tanta luce e tanto bene a chi in quel momento soffriva per il distacco e a chi ha voluto condividere nella preghiera un saluto amicale.

- Un Dio che viene sulle nubi (Vangelo)... Dio è fatto così: di fronte alle distanze che l'uomo pone nei suoi confronti, Lui cerca di accorciare, di farsi vicino, di fare dei passi verso di noi è un Dio che invece di giudicare l'uomo e la sua lontananza si pone in cammino verso di lui.

- Un Dio che invita a levare il capo... mercoledì pomeriggio, con i ragazzi del catechismo che si preparano a ricevere la cresima parlavamo proprio di questo: Dio che ci dice che è possibile vivere a testa alta, che è possibile vivere non rimanendo con la testa bassa a guardare solo i propri piedi ma cercando l'altro, guardandolo, riconoscendolo, chiamandolo per nome, dicendogli che esiste ed è importante per noi.

 

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