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TESTO Più di ogni affetto

Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/09/2001)

Vangelo: Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Arf! Che parola, ragazzi! Bisogna ammettere che ci troviamo, spesse volte, davanti a parole così impegnative che viene la voglia di prendere delle scorciatoie. Pazienza, amici, e affrontiamo alla luce dello Spirito ciò che il Signore ci dice. Il punto di partenza è senz'altro la bella riflessione della prima lettura. L'autore del libro della Sapienza, guardando dentro di sé (sport poco diffuso oggi...), scopre che "i ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni (...) chi può rintracciare le cose del cielo?". Il nostro mondo, che ha fatto progressi incredibili nella scienza, stenta a crescere nella sapienza. Un mondo tecnologico, organizzatissimo, che anela a varcare gli spazi siderali, che conosce gran parte dei segreti dell'energia, che riesce a migliorare continuamente il benessere degli abitanti del pianeta (almeno quelli dell'emisfero nord...) come il nostro, non riesce a dare risposta al ragazzo che si rifugia nella droga, all'odio che si scatena nella guerra, all'indifferenza e alla solitudine che rinchiudono in gabbie di cemento le famiglie. Che contraddizione! Forse davvero avremmo bisogno di dare risposta alle domande vere e profonde che giacciono nel cuore dell'uomo, senza lasciarci inebriare dal limitato successo della scienza. Abbiamo davvero bisogno del dono della sapienza per sollevare il nostro sguardo in alto.

E ne abbiamo bisogno ancora di più per avvicinarci a questo Vangelo che ci spiazza. Non lasciatevi turbare dal linguaggio: in ebraico per dire "ti amo" si dice "non ti odio", Gesù chiedendo di "odiare" i propri affetti dice che lui può essere più di ogni affetto...

Gesù afferma che Lui è di più. Più di un affetto, più di una famiglia, più di qualsiasi altra gioia o soddisfazione che il mondo ci possa dare. Gesù ha la presunzione di colmare il cuore di chi lo segue, e perciò può essere estremamente duro ed esigente. E se avesse ragione? Che razza di fegato ha un tale da chiedermi di seguirlo senza condizioni? Quanto punta in alto un Maestro che pretende di riempire l'incolmabile cuore dell'essere umano?

Ma lo ascoltiamo? Non è forse perché la nostra sequela, il nostro camminare sui suoi passi è tentennante, che spesse volte la fede diventa carico, peso, fatica? Certo: ascoltare questa parola senza avere incontrato l'amore di Cristo è scoraggiante, e la fede ci appare, come troppe spesse volte appare, disumana, un sacrificio che, al limite, aggiusta la nostra coscienza verso il dovere di riconoscere l'onnipotenza di Dio. No: Gesù è così esigente perché sa di mantenere ciò che promette, sa che al discepolo che lo segue senza parentesi o tentennamenti, può donare la Sapienza vera. La logica della croce - che non è la logica della sofferenza fine a se stessa! -

è la logica di chi si fida, si dona, dimostra, come Gesù ha fatto inequivocabilmente, che si può amare fino al punto di donare la propria vita. Questa è la Sapienza vera, questa è la soluzione alla nostra ricerca ansiosa di verità e di felicità, questa è la condizione per vivere una vita in pienezza. Bisogna mettersi a tavolino e fare i conti, come il buon impresario del Vangelo: vedere se ci sto, se rischio, se ho dentro di me la sete e il coraggio necessari per iniziare l'impresa.Un'impresa che richiede, certo, un grande dispendio di energie: fidarsi. Un' impresa che mi chiede delle condizioni di partenza: desiderare l'assoluto, alzare lo sguardo per rintracciare le cose del cielo. Così facendo la nostra vita, da ora, cambia di prospettiva. Ne sa qualcosa Filemone, simpatico cristiano delle origini, a cui Paolo indirizza un biglietto di accompagnamento rimandandogli uno schiavo che si era rifugiato presso l'apostolo. Paolo lo invita ad uscire dalla logica di questo mondo: padrone-schiavo, per entrare nella logica del regno: fratello-fratello. Il Cristo che mantiene ciò che promette, ci conceda, veramente, di avere il coraggio di lasciare le nostre piccole certezze per affrontare con decisione l'avventura della sua sequela.

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