TESTO Beati chi abita la tua casa, Signore (279)
don Remigio Menegatti Parrocchia di Illasi
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Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno C) (31/12/2006)
Vangelo: Lc 2,41-52
41I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
51Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature
La prima lettura (1 Sam 1, 20-22. 24-28) pone al centro la figura di Anna e la sua offerta al Signore, come risposta alla bontà di Dio che aveva ascoltato la sua preghiera. Anna infatti aveva invocato da Dio il dono - prezioso per lei che era sterile - di un figlio. Dio dimostra generosità con la sua serva, e la fedeltà alle sue promesse. Di conseguenza Anna offre al tempio – come era nella sua richiesta – il figlio Samuele, il cui nome richiama la tenera invocazione della donna che, da sterile, è divenuta madre.
Il vangelo (Lc 2, 41-52) riprende il tema del tempio, e di una famiglia che conduce al Signore il figlio per la festa di Pasqua. Maria e Giuseppe sono poi alla ricerca di Gesù che era rimasto a parlare con i dottori. Infine viene sottolineata la risposta un po' misteriosa di Gesù, che manifesta il compito di dover occuparsi delle "cose del Padre". Appare chiaro lo stretto legame tra Dio e la famiglia che da Nazaret era salita a Gerusalemme.
Salmo 83
Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
L'anima mia languisce
e brama gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi!
Beato chi trova in te la sua forza
e decide nel suo cuore il santo viaggio.
Signore, Dio degli eserciti,
ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.
Vedi, Dio, nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.
Il salmo canta la bellezza del tempio e il valore grande che ha per ogni fedele. Colui che neppure i cieli, e i cieli dei cieli possono contenere, ha scelto una dimora per abitare in mezzo al suo popolo, dopo averlo seguito nel cammino del deserto, ponendo la sua presenza nella tenda del convegno. Ogni credente desidera incontrare il Signore abitando per qualche momento nella sua dimora. Chi può decidere e realizzare il viaggio fino al tempio per poi cantare in esso le lode di Dio è da considerare beato, ricolmo dei doni promessi dal Signore al suo popolo.
L'ultima strofa sembra quasi entrare nell'intimo del cuore del fedele che raggiunge il tempio e presenta a Dio la sua richiesta. Il fedele riconosce che il Signore è la difesa del suo popolo – "nostro scudo – e manifesta la fiducia che Dio ponga attenzione alla invocazione che sale dalle labbra, e prima ancora dal cuore, dei suoi figli.
Un commento per ragazzi
Prima o poi abbiamo chiesto ai nostri genitori il motivo del nostro nome. Perché ci chiamiamo così? Quale motivo li ha portati a maturare questa scelta? È stata casuale, oppure chiaramente voluta? Forse volevano ricordare qualche persona a cui erano legati da affetto familiare o per amicizia. La risposta dei genitori ci ha aiutato a comprendere qualcosa di più della nostra storia personale e del loro amore, a scrutare le attese e speranze che avevano riposto in noi.
Forse anche Samuele e lo stesso Gesù avranno chiesto rispettivamente ad Anna ed Elkana, e a Maria e Giuseppe il motivo del loro nome. Un nome, come normale allora presso il popolo eletto, che richiamava quasi sempre la presenza di Dio, e diventa quasi una piccola professione di fede da parte di chi lo impone al proprio figlio.
"Samuele" perché "dal Signore l'ho impetrato"; l'ho invocato e lui, l'Altissimo, mi ha risposto. Un Dio fedele, attento alla voce dei suoi figli, che non lascia cadere le loro invocazioni. Un Dio che non dimentica la sua alleanza e non si allontana da chi lo ama, anche se a volte la sua risposta sembra arrivare tardi, almeno a giudicare dalla nostra fretta.
"Gesù", perché "Dio salva", è il Salvatore potente, colui che risposte non solo alle attese di una coppia che desidera un figlio, ma anche alle domande di vita di tutti gli uomini. Un salvatore che riporta il sorriso non solo sul volto di due sposi, che finalmente sono anche genitori. Un salvatore che vuole rendere la gioia a tutti i figli di Dio, in qualsiasi situazione vivano. È il Dio della gioia perché fa gioire il cuore dell'uomo e lo allontana dalla tristezza.
Un nome che ogni volta che lo sentivano pronunciare da chi vuole bene non può non ricordare le speranze e le attese di cui sono caricato, come pure la fede che "trasuda" e vuole comunicare anche a chi porta quel nome. Samuele diventa un grande profeta di Dio che parla del Messia e annuncia un Salvatore potente, un profeta che tiene vive le speranze del popolo della promessa. Gesù è lui stesso il Messia, l'attesa da quanti hanno dato ascolto alle parole di Samuele e di quanti come lui hanno alimentato la fede nel Signore, un Dio fedele al suo popolo. Un Dio da ricordare nel nome, ma anche nella preghiera che ogni famiglia vive, sull'esempio di Anna e di Maria, che serbava nel suo cuore i grandi avvenimenti del suo figlio...il Figlio dell'Altissimo.
Forse i nostri nomi non richiamano direttamente l'azione di Dio. Forse però sono i nomi di amici di Dio diventati famosi e proposti come esempio e riconosciuti come aiuto per i loro fratelli. Si tratta dei santi, o comunque di persone importanti che ci viene il desiderio di conoscere e valorizzarne l'aiuto e l'esempio.
Un nome da valorizzare non solo nel giorno dell'onomastico, ma anche nel ricordo del battesimo. Oltre al compleanno, momento vissuto con interesse e vivacità da tutti, si tratta di valorizzare anche queste altre occasioni per ricordare di noi e delle persone della nostra famiglia, facendo sempre più spazio anche ad altre persone: il primo tra tutti è il Signore che rimane fedele alle sue promesse e le ricorda anche attraverso il nostro nome. Un nome da rispettare, come pure quello di Dio, visto che siamo direttamente apparentati con lui, dal momento che anche nel nostro nome c'è un richiamo al suo amore di Padre.
Un suggerimento per la preghiera
Dio, noi ti riconosciamo come "nostro creatore e Padre". Abbiamo scoperto che "tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima dell'aurora del mondo, divenisse membro dell'umana famiglia". Ti chiediamo: "ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della fecondità del tuo amore, e i figli crescano in sapienza, età e grazia, rendendo lode al tuo santo nome".