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TESTO La solidarietà di Dio con i poveri si chiama Gesù (= Javé salva)

padre Tino Treccani

Maria Santissima Madre di Dio (01/01/2001)

Vangelo: Lc 2,16-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, [i pastori] 16andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

1. Dio si solidarizza con gli esclusi (vv. 16-18.20)

Il vangelo di oggi inizia parlando della fretta che i pastori hanno per arrivare a Betlemme (v. 16) Questa fretta caratterizza molto bene l' "attesa" dei poveri che ricevettero l'annuncio straordinario dell'intervento di Dio, e non si danno pace finché non possono constatare personalmente la conferma di questo annunzio (comparare questa fretta dei pastori con quella di Maria, in 1,39, e con la fretta di Zaccheo, in 19,5-6).

I pastori, essendo i primi a cui è annunciata la nascita del Salvatore, dimostrano la scelta che Dio fa per gli esclusi. Di fatti, l'immagine romantica dei pastori dei presepi non corrisponde alla realtà. Essi erano malvisti per il fatto che non rispettavano la proprietà degli altri, invadendole con i loro greggi, e chiedendo prezzi esorbitanti per i loro prodotti.

Già dicevamo che, conforme il Talmud Babilonico, un pastore non poteva essere eletto giudice o testimone nei tribunali, per causa della cattiva fama.

A questo tipo di persone è diretto il primo annuncio della nascita del Salvatore. I pastori rispondono ansiosamente a questo annuncio e si affrettano per giungere a Betlemme. Arrivando non incontrano niente di straordinario: una coppia, Maria e Giuseppe e un bimbo adagiato nella mangiatoia (v. 16). Ma ciò è sufficiente per comprendere che lì c'è il loro Salvatore; quel neonato nella mangiatoia è il segno più concreto della solidarietà di Dio con i pastori. Gesù sceglie il linguaggio della mangiatoia per dire loro che di fatto è il Dio-con-noi.

Gli esclusi (pastori) riconoscono in quel neonato il loro Salvatore perché così fu loro annunciato dall'angelo (2,11-12) e perché nel segno del bambino adagiato nella mangiatoia riconoscono che Dio parla la stessa lingua loro: il Salvatore è nato come loro ed i loro figli. Nacque escluso per gli esclusi. Immediatamente i pastori diventano annunciatori della salvezza divina: già assimilarono il messaggio ed ora evangelizzano. Luca fa capire che insieme a Maria, Giuseppe e Gesù ci sono persone che non avevano ancora capito il messaggio. E grazie alla testimonianza dei pastori, si meravigliano, cioè, aderiscono a Gesù (v. 18). Da recettori del messaggio, i pastori diventano annunciatori. Questo diventa evidente soprattutto nel v. 20 dove li vediamo tornare alle loro attività con un nuovo senso di vita: ritornano glorificando e lodando Dio. Questo tema è caro a Luca. Con questa espressione vuol dimostrare la gioiosa reazione di coloro che si sentono avvolti dalla solidarietà di Dio.

2. Maria riconosce la solidarietà di Dio (v. 19)

Il v. 19 afferma che Maria conservava con attenzione questi avvenimenti e li meditava nel suo cuore.. Qual è il senso di questa affermazione? Si è detto con frequenza che Maria avrebbe passato a Luca informazioni basiche sulla nascita di Gesù. Luca, tuttavia, non fa di Maria un mero banco di dati storici, bensì una "teologa" che discerne la presenza di Dio nei fatti oscuri della vita. Di fatti, l'espressione "conservare nel cuore" è sinonimo di "interpretare l'azione di Dio negli avvenimenti oscuri della vita", in accordo con l'uso di questa espressione nell'Antico Testamento (cfr. Gn 37,11; Dn 4,28; 7,28). Maria è il tipo delle persone che hanno bisogno di discernere, in mezzo agli avvenimenti della vita, la presenza e la solidarietà di Dio. Riscatta, perciò, la "memoria" delle azioni di Javé nel passato e nel presente della camminata del popolo, invitando le persone a non perdere di vista nessun avvenimento, gioioso o triste, percependo come Dio opta per gli impoveriti, di cui lei fa parte (cfr. Lc 1,48).

3. Gesù è la prova definitiva della solidarietà di Dio (v. 21)

Il v. 21 chiarisce ancor meglio il modo come Dio si solidarizza. Gesù appartiene al popolo. La circoncisione era il segno dell'appartenenza a questo popolo. Gesù assume i valori della sua gente. Ma sappiamo come lui, nella sua pratica, riuscì a trasformare questo universo di valori, dando nuova forma e contenuto. Tuttavia, la forza del v. 21 non sta nel fatto della circoncisione di Gesù, ma nel "nome" che lui riceve. Per i semiti, il nome è la carta di identità di una persona. Rivela chi è e che cosa fa.. Gesù significa: "Dio salva". Perciò, tutto ciò che Dio volle dire e fare in beneficio dell'umanità, trova la sua piena realizzazione nella vita di Gesù. Nascendo nelle stesse condizioni dei poveri ed esclusi, facendosi conoscere da loro, Gesù è la prova definitiva della solidarietà di Dio.

José Bortolini, Roteiros Homiléticos, VIDA PASTORAL, Janeiro-fevereiro 2001, Paulus, São Paulo

 

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