TESTO Commento su Ap 4,11
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Mercoledì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (20/11/2002)
Brano biblico: Ap 4,11
Dalla Parola del giorno
Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, e per la tua volontà furono create e sussistono.
Come vivere questa Parola?
In questa pagina dell'Apocalisse Giovanni tenta di comunicarci qualcosa dell'immensa grandezza di Dio. Lo fa col linguaggio simbolico, evocando visioni familiari a quanti hanno letto e meditato i grandi profeti dell'Antico Testamento: Ezechiele, Isaia, Daniele. L'intento dello scrittore sacro è quello di descrivere una liturgia solenne che dia almeno una pallida idea di quella immensità in cui risiede la gloria dell'Altissimo. Per esempio quel "Santo, santo, santo è il Signore Dio" è un cantico che vibra dai serafini ed era già stato udito da Isaia, il grande profeta del Primo Testamento. Le parole poi qui riportate sono dei ventiquattro vegliardi che rappresentano proprio tutta la Rivelazione biblica: Antico e Nuovo Testamento. Non a caso, nella celebrazione eucaristica, dopo il Padre nostro, noi ripetiamo l'espressione dei ventiquattro vegliardi. E che cosa significa questo, se non che siamo chiamati a ricevere in noi un anticipo del Regno di Dio, a rallegrarci perché Dio è grande, potente, Creatore e Signore di tutte le forze dell'universo eppure infinitamente amante dell'uomo? È soprattutto in Cristo che percepiamo fin dove giunge questo amore: fino all'espressione estrema del suo dare la vita.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, in un quieto momento di silenzio adorante, ripeterò queste parole chiedendo allo Spirito Santo che davvero mi renda almeno un poco consapevole dell'immensa grandezza di Dio. Che io gli chieda di essere sempre nuova in cuore, nello stupore di Lui e, in Gesù, sempre ardente nell'umile amore colmo di lode.
La voce di un grande scienziato e uomo spirituale
O Cristo glorioso! Potenza implacabile come il Mondo e calda come la Vita; Tu, le cui mani imprigionano le stelle; Tu che sei il primo e l'ultimo, il vivente, il morto ed il risorto; Tu che raccogli nella tua esuberante unità tutti i fascini, tutti i gusti, tutte le forze e tutti gli stati; sei Colui che il mio essere invoca con un'aspirazione vasta quanto l'Universo. Tu sei veramente il mio Signore e il mio Dio.
Pierre Teilhard de Chardin