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TESTO Commento su Ap 20,12

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Venerdì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (26/11/2004)

Brano biblico: Ap 20,12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Vennero aperti i libri e fu aperto anche un altro libro: quello della vita. I morti vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere.

Come vivere questa Parola?

Sullo sfondo di uno scenario dove ricchezza di simboli e grande liturgia con movimento e fulgore di "cose ultime", emerge, s'impone e trionfa la Grande Presenza di Dio. Tutta la storia è lì, davanti a lui. Ci sono libri e libri che ne racchiudono le ormai passate vicende. Ma l'attenzione va al "libro della vita". È come la narrazione del grande resoconto. Dice che è impensabile non ci sia un giudizio, dove gli uomini vengono giudicati non in ordine alla nazionalità, all'etnia o alla religione e neppure in base al bagaglio di buona cultura, alati desideri, realizzazioni toccanti e stupende. No, il giudizio vaglierà se le opere sono buone o no. Il passaporto per la vita eterna è quel libro su cui sarà scritto: "Ha amato. Ha visto e servito il Signore nel suo prossimo". Tutto il resto può essere opera più opera, opera su opera, con grande scalpore e riconoscimenti esteriori, ma non buone opere, santificate da Uno che per primo ci ha amati e si è dato per noi (cf 1 Gv 4). Per essere scritto sul "libro della vita" conta dunque amare. "E chi non era scritto nel libro della vita – asserisce l'autore sacro – viene gettato nello stagno di fuoco. E questa è la seconda morte: lo stagno di fuoco". No, questa espressine allusiva all'inferno non può essere cancellata. Non c'è scolorina che tenga.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, in questo star per chiudersi un altro anno liturgico, sosto senza ossessive paure a contemplare questa misteriosa e terribile possibilità della "seconda morte". Ma poi riposo e scaldo il cuore nella visione della "città santa, la Gerusalemme che scende dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo".

Gesù, io credo fermamente che la "seconda morte" non mi farà male, se tu afferri di continuo questo mio fragile cuore e lo penetri di fede e speranza. Soprattutto fa' che, in te col tuo vigore, si impegni ad amare e rendere migliore il mondo, sgombro da egoiche pretese. Signore, dammi di amare.

La voce del "Mahatma Gandhi"

Per riuscire a vedere faccia a faccia lo Spirito della verità, universale e onnipresente, bisogna riuscire ad amare la più modesta creatura quanto noi stessi.

 

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