TESTO Commento su Luca 17,26-37
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Venerdì della XXXII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (12/11/2004)
Vangelo: Lc 17,26-37
Dalla Parola del giorno
Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà.
Come vivere questa Parola?
Internet ci ha abituati ad avere risposte immediate, ma pare abbia sviluppato una curiosa fobia dell'attesa: non sappiamo più aspettare e non sopportiamo di stare fermi senza far niente. Questa insofferenza ci ha resi intolleranti anche dal punto di vista della fede. Il Signore verrà – lo sappiamo – ma nell'attesa ci comportiamo come al tempo di Lot: ubriachi di superfluo, amplifichiamo i bisogni cedendo alla seduzione del 'tutto e subito'. Non facciamo che mangiare, bere, comprare, vendere, piantare e costruire, sempre di corsa. Anche il nostro spirito è diventato una metropoli frenetica: i desideri più profondi sono come imbottigliati nel traffico dell'agitazione.
Guardiamoci attorno, ma soprattutto guardiamoci dentro. Non è forse vero che molti hanno tarpato le ali alla creatività, alla fantasia, allo stupore, che il loro cuore è appesantito e persino le loro facoltà psichiche e spirituali sono obnubilate dalla smania del fare smanioso? Eppure, alla fine dei tempi, il Signore verrà, e tra noi c'è chi verrà preso e c'è chi verrà lasciato. 'Preso', ossia salvato e accolto nel Regno, perché questo regno l'ha custodito nel cuore. Oppure 'lasciato', cioè consegnato alle tenebre del non-amore, accarezzate nel tempo, nell'oggi che gli è dato di vivere.
Ecco dunque la provocazione della Parola odierna: o siamo cultori della luce, in vigile attesa del giorno senza tramonto, pronti a lasciar perdere definitivamente ciò che non è essenziale, oppure le tenebre del non-senso, lambite come illusione di immediato piacere, ci trasformeranno in statue di sale, come la moglie di Lot.
Oggi, nel mio rientro al cuore, notificherò quelle agitazioni che mi rendono insofferente e incapace di vivere con pacato abbandono il senso dell'attesa. Attesa di Dio soprattutto.
Concedimi, Signore, il senso e il gusto dell'attesa. Fa' che non mi abbarbichi con viltà sulle sponde rinunciatarie dell'immediato fuggevole presente, ma sappia andare oltre,...spedito, in cammino verso il Regno.
La voce di una filosofa del Novecento
Distaccare il nostro desiderio da tutti i beni e attendere. L'esperienza prova che questa attesa viene colmata. Si trova allora il Bene assoluto.
Simone Weil