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TESTO Commento su Fil 3,20-21

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Venerdì della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (05/11/2004)

Brano biblico: Fil 3,20-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso.

Come vivere questa Parola?

Non sembra, sulle prime, eppure è una parola estremamente attuale. Non per consonanza al tempo che viviamo, ma per netto contrasto. Non a caso Paolo, immediatamente prima, aveva denunciato con espressioni di sferzante realismo "coloro che hanno per Dio il ventre, [...] tutti intenti alle cose della terra". Ecco, proprio l'opposto di un camminare a testa alta, contemplando, pur dentro gli impegni di questa terra, la patria che ci attende: il cielo. Evidentemente è pur sempre un parlare per immagini, perché la dimora che ci attende non è di carattere stratosferico. Non è un luogo, ma piuttosto una qualità di esistenza diversa, in una nuova dimensione, fuori da quelle spazio-temporali in cui siamo entrati dopo aver vissuto una vita molto stretta e incipiente per nove mesi, nel grembo materno. Ci aiuta, ci dà tono e respiro questo pensare a una vita in espansione, fino alla pienezza e libertà della nostra patria vera! Lì sarà trasfigurato perfino il nostro corpo che, per ora, tanto risente di limiti, malattie, imperfezioni. Il Signore Gesù ci conformerà al suo corpo glorioso di risorto. Tutta la nostra persona, tutto il nostro vivere sarà finalmente respiro di gioia in quel Dio-Amore a cui oggi va il desiderio, la preghiera, l'onestà della vita, la fede operante nella carità, da parte dei veri credenti.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, lascerò dapprima emergere il "rumore" di tanto diffuso cercare appagamento nel mangiare, nel bere, nel vestire, nel divertirsi: cose a cui si riduce la vita di tanti materialisti contemporanei. Poi, balzando fuori dal consumismo imperante, cercherò con lo sguardo del cuore Gesù e quel suo dirmi: "Chi crede in me non conoscerà morte in eterno". E riposerò in questa certezza.

Signore, tu ancora hai detto: Chi crede ha la vita eterna; accresci in me la fede, perché diventando respiro di speranza, mi faccia vivere già col cuore in cielo.

La voce di un Padre della Chiesa

Contempla il cielo e innalza il tuo pensiero alle realtà ultraterrene; rifletti al mutamento di tutto il creato, perché non rimarrà come è ora, ma sarà molto più bello e fulgido; e quanto l'oro è più splendente del piombo, tanto migliore del nostro sarà quello stato. Non vi sarà sconvolgimento e guerra: grande sarà l'armonia nel coro dei santi, tutti sempre unanimi tra di loro. Ma ciò che è superiore a tutto, si gode incessantemente la conversazione con Cristo, insieme con gli angeli, insieme con gli arcangeli e le potenze superne.
Giovanni Crisostomo

 

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