TESTO Commento su Luca 14,25-33
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Mercoledì della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (08/11/2000)
Vangelo: Lc 14,25-33
Dalla Parola del giorno
Siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse: «Se qualcuno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. [...] Chiunque non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Come vivere questa Parola?
E' una parola fortissima da penetrare fino al suo "midollo". Gesù esercita un fascino sulla gente: per quello che dice e che opera. Soprattutto per quello che è. Ma alla folla che gli va dietro non vende "illusioni"! Anche se il cuore del suo essere, dire e operare è l'amore, Gesù vuol fare chiarezza. A costo di usare termini forti che possono sconcertare quanti lo seguono per fallaci interessi.
Il grande tranello di ogni amore è la possessività. Quando Gesù parla di "odio", usa questo termine solo perché è la propria tendenza a tenere stretti, imprigionati a sé, persone e cose che si amano; è questa tendenza da "odiare" ossia da eliminare. Gesù, infatti, non chiede affatto che si rinunci all'amore. Sarebbe in contraddizione con tutto il suo insegnamento e con la sua stessa vita. Chiede, invece, senza mezze misure, che si rinunci al possesso di tutti e di tutto ciò che è da amare, semplicemente, in splendore di gratuità.
Oggi, rientro al mio cuore, chiedendo a Gesù di vedere bene le ricorrenti "erbe maligne" di possessività che vi allignano. Come amo mia moglie, mio marito, i figli, gli amici, il confratello, la consorella? "Pretendo" per me qualcosa da loro o cerco solo il loro bene?
La voce di un pensatore spirituale della nostra epoca
Prima dell'azione, delle parole, deve esserci una "presenza" che ama: abissi di silenzio e di distacco che non possono esprimersi comunque, possono solo illuminare.
M. Zundel