TESTO Commento su Rm 8,14-15
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Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti (Messa II) (02/11/2006)
Brano biblico: Rm 8,14-15
«31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Dalla Parola del giorno
Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!».
Come vivere questa Parola?
È bello che questa pericope di S.Paolo nella sua lettera ai Romani sia proposta dalla liturgia oggi, giorno dedicato alla memoria di tutti i fedeli defunti. È una parola di speranza che ben si accorda a quanto l'apostolo dice dopo: "Io ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi". In un giorno come questo la consuetudine è quella di visitare le tombe dei propri cari al cimitero, magari ricoprirle di fiori e di lumi. Niente da obiettare! Però non basta, perché lo spauracchio della morte così non è certo esorcizzato. E i defunti attendono che si offra loro un tributo di preghiera a suffragio (ossia in aiuto) alle loro anime che con molta probabilità attendono di purificarsi. Pregare perché i nostri cari entrino per sempre nell'abbraccio dell'Amore-felicità senza fine: questo importa e rasserena. E poi guardare alla morte non con "spirito da schiavi" che vivono questo appuntamento ineludibile con paura, ma con lo spirito del figlio che grida: Abbà, Papà mio! Guardare alla morte con fiducia. Se la nostra fede non ci porta pian piano a "guarire" dalla paura della morte è pochina e immatura. Per di più non ci consente di vivere l'attesa nella sua verità luminosa. No, il morire non è assolutamente la fine di tutto, ma l'inizio di una "pienezza". Sì, "la gloria che dovrà essere rivelata in noi" val bene la pena di pazientare in speranza e di pensare che i nostri Cari, in braccio alla misericordia del Signore, sono più vivi che mai. C'indicano la strada del "sì" al piano di Dio, alla sua Legge: quella che hanno praticato in vita o che ora capiscono quanto sarebbe stato importante praticarla. Ci invitano a continua conversione.
Nella mia pausa contemplativa, visualizzo Gesù che sul Calvario muore in croce. E dal suo cuore trafitto da cui esce "sangue ed acqua" mi lascio guarire dalla paura della morte.
Signore Gesù, ti affido tutti i defunti. Abbracciali nella tua misericordia.
La voce del Papa
Illuminati dalla fede, guardiamo all'enigma umano della morte con serenità e speranza. Secondo la Scrittura, infatti, essa più che una fine, è una nuova nascita, è il passaggio obbligato attraverso il quale possono raggiungere la vita in pienezza coloro che modellano la loro esistenza terrena secondo le indicazioni della Parola di Dio.
Benedetto XVI