TESTO Commento su Sap 3,9
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Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti (Messa III) (02/11/2004)
Brano biblico: Sap 3,9
1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
3«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».
Dalla Parola del giorno
Coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell'amore.
Come vivere questa Parola?
Su una lapide del cimitero di Roma è scritto: "Quello che voi siete noi fummo e quello che noi siamo sarete". A prima vista è come un pugno nello stomaco, ma a rifletterci bene è un salutare ammonimento che, per chi crede, non ha nulla di pessimistico. È solo un richiamo all'inconsistenza di ciò che passa e a cui a volte siamo abbarbicati così fortemente da far consistere tutto dal possesso o meno di queste "vanità", come le chiama Qoèlet. In quel "ciò che noi siamo sarete" è sotteso il richiamo alla realtà profonda del nostro essere, a ciò che permane oltre la morte, anzi, a ciò che dopo di essa, si espanderà in pienezza. "Vivranno presso di lui nell'amore". Questa la gioiosa certezza cristiana, la meta verso cui tendere. No, l'ultima parola non è della morte ma della vita, quella vita piena e immune da ogni limite di cui ci parla la resurrezione di Gesù. Ogni pietra sepolcrale è stata definitivamente ribaltata quel giorno. È questo soffio di immortalità che aleggia nei cimiteri cristiani. Quanti ci hanno preceduto nella vita eterna sono già immessi in questa pienezza: essi "sono nella mani di Dio [...], nella pace". Ma, attenzione! Non proiettiamo tutto in un futuro più o meno evanescente. La gioia che essi ora assaporano è andata maturando nei solchi della vita terrena. Semi di bontà, di amore, di perdono, di compassione... che al Sole dello Spirito hanno fruttificato abbondantemente.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosterò nel ricordo di quanti mi hanno preceduto nella vita eterna. Lascerò risuonare in me il loro richiamo a ciò che permane oltre il tempo e pregherò:
Dona, Signore, la tua pace ai nostri defunti e concedi a noi di vivere fin d'ora con il cuore là dove la vita non conosce tramonto.
La voce di un "Dottore" della Chiesa
Poiché i giusti avranno la somma ricompensa di vedere il volto di Dio, lo splendore che illumina ogni uomo, poniamo anche noi ogni nostro sforzo ad avvicinare la nostra anima a Dio, a porgergli la nostra preghiera, a rivolgere in lui il nostro desiderio di non esser mai da lui separati. Finché siamo pellegrini su questa terra, restiamo uniti a Dio con la lettura, la meditazione e i desideri, e impegniamoci a conoscerlo fin dove ci è possibile.
S. Ambrogio