TESTO Commento su Ef 2,19-20
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Santi Simone e Giuda apostoli (28/10/2004)
Brano biblico: Ef 2,19-20
12In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. 13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: 14Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, 15Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; 16Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Dalla Parola del giorno
Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù.
Come vivere questa Parola?
Una parola, quella di oggi, che dilata il cuore: Nessuno davanti a Dio è "straniero" o "ospite". Ai nostri giorni è frequente incontrarsi con persone sradicate dalla propria terra. Extracomunitari costretti a spingersi oltre i confini della patria in cerca di sicurezza, di alloggio, di pane... Quanta tristezza e nostalgia nei loro occhi! Anche quando si cerca di accoglierli ben, si sentono "stranieri" "ospiti". Il cuore e il pensiero tornano là dove si sono lasciati tanti ricordi e affetti... Anche questo è un richiamo emblematico della "vera Patria". Paolo, nella sua lettera, ci ricorda che la nostra vera Patria è nei cieli. Noi siamo "concittadini dei santi". Questo è scritto sul nostro passaporto. Di più: siamo "familiari di Dio". Il nostro albero genealogico affonda le sue radici in Cristo stesso. La prospettiva allora cambia totalmente. Un po' come avviene nelle icone: si ha una prospettiva inversa. Il vero punto di vista non è nelle realtà di questo mondo, ma in Lui, nostra pietra angolare. "Sono nel mondo, ma non sono del mondo" dice Gesù. Non si tratta di vivere disincarnati ma di non attribuire definitività a ciò che passa, di non spegnere quella "nostalgia" della "Patria" che ci portiamo dentro e quindi di orientare il cuore "là dove è il nostro vero tesoro".
Nel mio rientro al cuore, sosterò a ripetermi questa frase di Paolo, gustandone l'intima dolcezza. Mi chiederò: l'abitudinarietà e un ascolto superficiale, frettoloso non l'ha forse svuotata della sua pregnanza, così che certe realtà non mi toccano più di tanto? Quale peso ha, nella concretezza del mio vivere, la certezza che sono cittadino del Regno di Dio?
Concedimi, Signore, di affrontare la vita ponendomi nella giusta prospettiva, così che il mio impegno sia serio ma non assillante; il mio gioire e il mio soffrire sia assunto alla luce di ciò che non tramonta; le mie scelte ispirate ai valori eterni.
La voce di un anonimo dei primi secoli
I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per costumi. Abitano nella propria patria, ma come pellegrini; partecipano alla vita pubblica come cittadini, ma da tutto sono staccati come stranieri; ogni nazione è la loro patria, e ogni patria è una nazione straniera. Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Dimorano sulla terra, ma sono cittadini del cielo.
Discorso a Diogneto