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TESTO Avere la fede e' piu' che ritrovare la vista

don Roberto Rossi   Parrocchia Regina Pacis

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (29/10/2006)

Vangelo: Mc 10,46-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,46-52

46E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». 52E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Mons. Angelo Comastri presenta questo racconto.

A Lourdes, nello stradello che scende dalla Basilica superiore alla Grotta, c'è un monumento che raffigura un cieco. Alla base del monumento c'è scritto così: ritrovare la fede è più che ritrovare la vista. Queste parole le ha fatte scrivere una donna, che a Lourdes ha ritrovato la fede ed ha capito quanto fosse cieca prima di credere.

Sempre a Lourdes ho conosciuto un cieco, di nome Pietro: lo scoppio di una mina gli ha portato via una mano e l'ha privato della vista per sempre. Eppure la serenità di quest'uomo non si ritrova in tante altre persone che sono sane e vedenti. Egli è arrivato a dirmi: "Preghi per i miei figli perché credono poco: sono ciechi! Sì, io non vedo come voi, ma vedo quello che più conta". L'atteggiamento di quest'uomo ci illumina sulla cecità più grave che esista: la cecità di coloro che non vedono il Signore e non sanno leggere il libro della vita.

Una suora missionaria racconta di aver conosciuto un cristiano di nome Giacinto, deturpato dalla lebbra nelle mani e nei piedi e in più reso cieco dal male. Quando la suora gli parla del Paradiso, il volto del cieco diventa raggiante ed è capace di dire: "Sì, credo nel Paradiso. E la prima persona che rivedrò sarà il Signore".

Questa è fede. Questa è la fede che fa vedere. Questa è la fede che insegna il Vangelo di oggi.

Ed ecco il racconto riferito dall'evangelista Marco. "Un uomo, di nome Bartimeo, sedeva lungo la strada a mendicare" (Mc 10,46). Bartimeo era uno dei tanti disgraziati di questo mondo. Bartimeo è anche uno che rappresenta tutte le disgrazie della vita umana e soprattutto rappresenta la condizione di ogni uomo.

Chi siamo noi? Siamo tutti poveri mendicanti che cerchiamo, che aspettiamo. L'uomo è stato creato così, affinché si accorga di essere povero. Ma povero di che?

Continua il Vangelo: "Il cieco di Gerico sentì che c'era Gesù Nazareno e cominciò a gridare e a dire: Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!" (Mc 10,47).

Questo cieco ha individuato la sua povertà ed ha avuto la forza di gridarla per trasformarla in preghiera. È tanto difficile riconoscere di essere poveri, è tanto difficile riconoscere di essere bisognosi della vita che solo Dio può dare, è tanto difficile accostarsi a Dio con umiltà.

Il cieco di Gerico è riuscito in questo e, pur non avendo niente, è diventato l'uomo più ricco del mondo: l'uomo che ha trovato Dio. Notate che il cieco inizialmente non chiede nulla: soltanto si affida al Signore che passa; si consegna alla sua Pietà, perché ha riconosciuto in Gesù una bontà che merita tutta la fede.

La reazione della gente davanti alla fede del cieco: "Molti lo sgridavano per farlo tacere" (Mc 10,48). Succede spesso così: quando uno decide di vivere seriamente la fede, gli altri lo deridono. Quando Francesco d'Assisi decise di farsi povero, tutti lo ritennero un esaltato; quando Vincenzo de' Paoli si consacrò agli ultimi della società, tutti all'inizio lo guardarono con diffidenza; quando S. Giovanni Bosco cominciò a raccogliere i giovani sbandati di Torino, tentarono di rinchiuderlo in un manicomio. Così è accaduto ai santi; così accade ogni volta che facciamo una scelta vera per il Signore.

"Gesù si fermò e disse: Chiamatelo! E chiamarono il cieco dicendogli: Coraggio, alzati! Ti chiama!" (Mc 10,49). Gesù si ferma davanti al cieco, perché Dio non resiste al grido degli umili.

E a noi, suoi discepoli, Gesù ha lasciato l'ordine preciso di servire i poveri, di curare gli ammalati, di consolare i sofferenti...

Per questo nella Chiesa Cattolica c'è tanta gente che offre la propria vita per gli altri. Noi siamo più felici di poter dire davanti al mondo: i poveri sono i nostri padroni. I poveri e gli ammalati sono per noi il tesoro più prezioso di tutta la terra.

Al cieco di Gerico Gesù disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E il cieco riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada. In verità questo cieco aveva cominciato a "vedere" prima della guarigione dei suoi occhi. Il miracolo fu soltanto un segno per premiare la sua fede e per scuotere l'incredulità degli altri. Chi crede, è già un vedente.

Ebbene, lo stesso Gesù che passò a Gerico, oggi è qui tra noi. I nostri occhi di carne vedono le cose, ma il nostro spirito ha la luce della fede per vedere il Signore e pregarlo?

Come Bartimeo gridiamo anche noi: "Signore, fa' che io veda!".

 

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