TESTO Commento su 2Tim 4,16-17
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S. Luca evangelista (18/10/2006)
Brano biblico: 2tim 4,16-17
1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Dalla Parola del giorno
Tutti mi hanno abbandonato. Non se ne tenga conto contro di loro. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili.
Come vivere questa Parola?
Paolo è prigioniero e, condotto in tribunale, si trova privo di difesa. Intorno a lui si è scavato un fossato di paura, di diffidenza, di ostilità. Anche gli amici, tranne Luca, hanno disertato. Un'esperienza amara che prima o poi facciamo un po' tutti. Quando le cose vanno a gonfie vele, gli amici sono solleciti e premurosi, pronti a condividere i nostri successi. Ma quando la prova bussa alla nostra porta, le file si assottigliano... Paolo non recrimina, anzi chiede che "non se ne tenga conto contro di loro". Un perdono che ricalca quello di Gesù: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!". Ma vi è di più. Paolo quasi sorvola sulla sua situazione personale, per puntare con decisione su ciò che ormai costituisce il fulcro della sua vita: la proclamazione del messaggio. Sì, egli si trova in una situazione di precarietà, ma ciò non ostacola la diffusione del vangelo. "La parola non è incatenata", dirà in un altro passo. Le accuse, le catene, l'abbandono nulla, proprio nulla può impedirgli di rendere testimonianza alla Parola. E questo è quanto conta. La sua limpida fede gli permette di cogliere la presenza del Signore che mai abbandona, soprattutto nel momento della prova. E questa prossimità di Dio gli infonde forza e coraggio. La prova si tramuta così in occasione propizia perché il messaggio faccia breccia anche là dove il terreno sembra il meno favorevole. È la croce abbracciata in unione a Cristo, che continua ad effondere luce sull'umanità ancora immersa nelle tenebre.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, fermerò lo sguardo su Paolo, sulla sua desolazione. Accosterò alla sua situazione i momenti bui della mia vita e mi chiederò: riesco a viverli con il suo stesso sguardo di fede? So leggerli come un'occasione per testimoniare l'amore fedele di Dio?
Liberami, Signore, da ogni amaro ripiegamento su me stesso, quando la prova bussa alla mia porta e intorno a me si fa il vuoto. Concedimi allora di percepire con più forza la tua presenza e di attingervi il coraggio di andare avanti testimoniando la fedeltà del tuo amore.
La voce di un mistico
Nelle tribolazioni ricorri subito con fiducia a Dio e sarai rinvigorito, illuminato e ammaestrato.
San Giovanni della Croce