TESTO Commento su Luca 12,1-7
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Venerdì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (18/10/2002)
Vangelo: Lc 12,1-7
Dalla Parola del giorno
Essendosi radunate migliaia di persone a tal punto che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia».
Come vivere questa Parola?
Notiamo due realtà. Anzitutto un fatto eloquente e consolante: Gesù affascinava moltitudini. E le persone erano pronte ad affrontare condizioni molto disagevoli (come il rischio di venir calpestati nell'accalcarsi della folla) certo per un'unica ragione: quella di un "ascolto" della sua Parola: luce al cuore, forza e orientamento di vita. L'altra realtà riguarda il forte ammonimento a guardarsi dall'ipocrisia: una malattia insidiosa come il cancro nel sangue. L'ipocrisia nasce dal di dentro di noi e ha due motivi: quello di "apparire" migliori di quello che siamo: più buoni, più giusti, più generosi, più santi. Ne è radice orgoglio e vanità. L'altro motivo sostanzialmente è la paura. Cerchiamo di metterci al riparo da quello che può causare sofferenze, farci incontrare opposizioni e critiche. Così ci conformiamo esteriormente a quello che si attende la gente da noi, "inverniciando" di buone apparenze il nostro vivere. È questa la facile tentazione d'ipocrisia che sempre ci insidia, inquinando le radici del nostro essere e del nostro operare.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, invoco a gran forza luce di quello Spirito che è Spirito della verità. È in lui che ascolto Gesù rassicurarmi: "Non temete gli uomini che possono uccidere il corpo e poi non possono più far nulla". "Non temete, voi valete più di molti passeri". Così chiedo che la mia vita, che è nelle mani di Dio, si espanda limpida trasparente e semplice: a partire dalle intenzioni del mio essere, parlare e agire. Se nel cuore io voglio solo la gloria di Dio e il vero bene di tutti, il mio vivere è autenticità di amore: la mia riuscita vera al di là dei risultati e dei consensi che possono esserci o no.
La voce di un docente di teologia morale
"Fare la verità", questo è davvero il compito più essenziale dell'essere dotato di ragione che io sono. È il compito più nobile che ci possa essere, ma anche il più arduo.
Xavier Thévenot