TESTO Commento su Gb 40,4
Casa di Preghiera San Biagio FMA Home Page
Venerdì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (06/10/2000)
Brano biblico: Gb 40,4
Dalla Parola del giorno
Ecco, sono ben piccino: che ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca.
Come vivere questa Parola?
Il libro di Giobbe affronta la questione fondamentale relativa al senso della vita degli uomini: perché il male? E soprattutto: perché il male colpisce i buoni e non i cattivi? Perché Giobbe, l'uomo giusto, deve ingiustamente soffrire? Perché il dolore e la morte degli innocenti?
Giobbe, che in prima persona patisce il male, a nome di tutti gli uomini alza a Dio questi "perché". Nessuna risposta. Giobbe stesso infine, posto dinanzi all'onnipotenza di Dio, conclude dicendo: "Ecco, sono ben piccino. Mi metto la mano sulla bocca".
Come rispondere dunque ai grandi interrogativi degli uomini? Dove trovare una sapienza che sia all'altezza di quegli interrogativi?
"Principio di sapienza è il timor di Dio" (Sal 111,10 e Pr 1,7): l'atteggiamento di Giobbe è il punto di partenza per trovare le risposte che cerchiamo! Temere Dio, ossia rimanere senza fiato, letteralmente senza parole, di fronte all'asimmetria tra l'infinita grandezza di Dio e l'infinita piccolezza nostra. Mettermi all'ultimo posto, o meglio, riconoscere l'ultimo posto come il mio, come quello che mi spetta, e semplicemente attendere di essere guardato da Dio, di essere ricoperto dalla sua ombra, di essere avvolto dal suo sguardo d'amore.
Sarà questo l'esercizio che oggi farò: in esso riconoscerò quell'unica verità sulla mia vita che mi è a portata di mano e che può permettermi passo passo di essere introdotto a tutte le altre verità troppo alte per me, ai pensieri stessi di Dio. Potrò verbalizzare pregando il Sal 8,4-5:
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, / la luna e le stelle che tu hai fissate, / che cos'è l'uomo perché te ne ricordi / e il figlio dell'uomo perché te ne curi?.
La voce della Chiesa
"...Quale valore deve avere l'uomo davanti agli occhi del creatore se ha meritato di avere un tanto nobile e grande Redentore".
Giovanni Paolo II