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TESTO La dignita' della persona e della coppia

padre Antonio Rungi

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (08/10/2006)

Vangelo: Mc 10,2-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,2-16

2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

La parola di Dio di questa XXVII domenica del tempo ordinario ci propone una riflessione sulla dignità dell'uomo e del matrimonio. I testi sacri infatti ci riportano il pensiero di Dio e di Cristo su alcuni temi particolarmente cari e dibattuti ai nostri tempi: quello del divorzio, quello della sacralità della famiglia, quello della fedeltà coniugale.

Partiamo dal testo del Vangelo molto esplicito al riguardo dei tradimenti e delle infedeltà coniugali, ma anche molto circostanziato sul senso che bisogna dare alla vita coniugale. "[In quel tempo, avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, domandarono a Gesù: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?". Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla". Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto". Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio"]. Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso". E prendendoli fra le braccia e imponendo loro le mani li benediceva".

Al di là della serietà e della severità con cui Gesù tratta il discorso sulla coppia e sulla famiglia, nel Vangelo è ben evidenziato lo stile di vita di ogni cristiano se vuole portare a termine i propri progetti esistenziali. Quel richiamare i bambini come modelli del nostro agire è significativo. Il Regno di Dio richiede semplicità ed accoglienza, richiede superamento degli egoismi per far emergere la generosità ed il sacrificio.

Questo è particolarmente richiesto nella vita coniugale, ove i due formano una sola carne, come ci ricorda il testo della Genesi, il primo fondamentale libro di tutta la Sacra Scrittura; nel passo di oggi viene presentata la creazione dell'uomo e della donna, ma anche l'istituzione del matrimonio, come realtà umana e natura: "Il Signore Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile". Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: "Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta". Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne".

Stanno qui le basi di quell'insegnamento dottrinale e morale circa la dignità dell'uomo e della donna e parimenti della famiglia. Quella dignità spesso offesa e volutamente distrutta in questi nostri giorni con le tante forme di offesa che si arreca alla comunità familiare soprattutto in certi ambienti ed in certe culture. Oggi, la Parola di Dio ci riporta alla vera sorgente della felicità dell'uomo, che è quella dell'essere insieme e in comunione. La solitudine infatti non è per lui, in quanto l'uomo, immagine di Dio, è fatto per essere in compagnia sul modello della Trinità.

La Lettera agli Ebrei, che ci accompagna come riflessione teologica, oggi ci dice esattamente questo. L'uomo acquista la sua piena dignità in Gesù Cristo: "Fratelli, Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli sperimentasse la morte a vantaggio di tutti. Ed era ben giusto che colui, per il quale e dal quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che guida alla salvezza. Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da uno solo; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli".

Noi siamo fratelli di Cristo e questo speciale vincolo di grazia che ci unisce a Lui deve aiutarci ogni giorno a realizzare dentro di noi questa grande nostra dignità a livello individuale o di coppia. Il luogo privilegiato ove questa fratellanza possa realizzarsi nel vero amore è proprio la famiglia, quella Chiesa domestica di cui parla il Concilio Vaticano II, nella quale è necessario oggi riportare Cristo al centro e da questo centro partire per rendere agevole e significativo il cammino di ogni membro della comunità familiare.

E' quanto vogliamo chiedere oggi al Signore nella celebrazione dell'eucaristia, consci che la famiglia oggi attraversa una profonda crisi di identità e di valori, oltre che di modelli. Di questa emergenza e priorità si è fatta carico la Chiesa universale che nel suo recente incontro internazionale di Valencia, alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI, ha voluto prendere davvero a cuore questo problema e trovare adeguate risposte nella pastorale familiare e in quella di insieme. Le nostre comunità parrocchiali devono essere particolarmente accoglienti e benevoli verso le coppie e le famiglie in difficoltà. Questo è il modo più concreto e realistico per dimostrare il grande amore che ogni cristiano deve curare nei confronti della sua famiglia d'origine e verso ogni famiglia, anche se non è cristiana.

 

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