TESTO Commento su Luca 11,47-54
mons. Vincenzo Paglia Diocesi di Terni
Giovedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (19/10/2006)
Vangelo: Lc 11,47-54
Un dottore della legge, ascoltando le dure parole di Gesù contro il ritualismo farisaico, ribatte che in quel modo offende lui e tutti i suoi colleghi. Con questa reazione egli mostra di avere ascoltato Gesù con l'orgoglio di chi deve difendere la sua posizione e non come un uomo bisognoso d'aiuto. La Parola di Dio, come dice Paolo, è come una spada a doppio taglio che penetra sin nelle midolla e non lascia indifferenti. Se è ascoltata con l'orgoglio e l'autosufficienza di chi vuole difendere se stesso, viene sentita come un rimprovero che offende e non come una forza salutare e buona che aiuta a cambiare il cuore. Se si resta schiavi del proprio orgoglio è facile maltrattare i profeti e i giusti; è facile cioè eliminare la loro voce, dimenticare la loro parola e, in ogni caso, allontanarla perché porta disturbo. E si giunge sino a farli tacere con la violenza, magari costruendo loro delle belle tombe. La "chiave" per entrare nelle Scritture e nella vita è l'ascolto umile e docile.