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Martedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (28/09/2004)

Brano biblico: Gb 3,20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Perché dare la luce e un infelice e la vita a chi ha l'amarezza nel cuore?

Come vivere questa Parola?

La domanda che Giobbe si pone dentro la terribile esperienza della sua sventura è spesso latente anche in noi. Perché il dolore? Perché certe persone consumano i loro giorni dentro grovigli di sofferenze di cui essi non sono stati la causa? In una parola: perché il dolore degli innocenti? Che questo interrogativo ineludibile all'uomo sia incluso nella Bibbia attraverso l'emblematica figura di Giobbe è estremamente significativo. Giobbe ha potuto dire nel dolore: «Sia benedetto il nome di Jahwé». Però poi arriva a gridare, nell'eccesso del suo soffrire: «Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: è concepito un maschio». E proprio in lui il mistero della condizione umana è mirabilmente espresso nella sua verità esistenziale di continua attualità lungo i secoli. L'uomo è infatti per la felicità. Non si può equivocare al riguardo. E il Signore lo sa! Ecco perché il grido di Giobbe è una protesta che, se a un certo punto rasenta la bestemmia, in realtà si riscatta dentro tutto il contesto del racconto; e diventa preghiera. Com'è dunque da intolleranti, di fronte ai grandi dolore dell'esistenza, nostra e altrui, pretendere che il "grido" si componga immediatamente in accettazione del tutto serena! Questa Parola biblica è qui a coltivare in noi un altro atteggiamento: quello di riconoscere l'aspetto del mistero, dell'apparente non-senso. Dico apparente, proprio perché il senso invece c'è, anche se nascosto. C'è perché la nostra vita non è come una pietra lanciata da un demiurgo "su mar d'asfalto" ma è piuttosto una realtà piena di futuro che tende a una "seconda nascita" per una vita di felicità eterna. Soffrire quaggiù trova poi una risposta nel Crocifisso Risorto. Gesù, sfigurato dalla terribile morte di croce e trasfigurato nella resurrezione da morte, ci persuade che qualsiasi dolore ha senso e, per di più unito al suo diventa redentivi per noi e per gli altri.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò allo Spirito Santo di sostare con cuore contemplativo davanti al Crocifisso. Pregherò:

O Gesù, che dentro la spinta d'un amore senza limiti hai accettato tutto il dolore della passione e della morte di croce, aiutami ad accettare il mistero del dolore leggendolo in te che ne sei l'unica vera chiave interpretativa.

La voce di una "esperta" nel dolore

Per tutti c'è dolore, speranza e lacrime, ma una superiore certezza vale a illuminarci e a renderci sereni nella strada che ci conduce al Signore.
Benedetta Bianchi Porro

 

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