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TESTO Commento su 1Cor 15,49

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Sabato della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (18/09/2004)

Brano biblico: 1cor 15,49 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste.

Come vivere questa Parola?

Paolo, scrivendo ai Corinzi, cerca di far comprendere su quale orizzonte di luce si schiuda il tetro antro della morte. Egli parla più propriamente della morte fisica, ma il discorso può estendersi a ogni forma di "morte" accolta come superamento dell'"uomo carnale", cioè della realtà umana segnata dalla presenza del limite e in particolare dal peccato. È quell'"immagine" che abbiamo ereditato da Adamo: caricatura del "sogno" stupendo accarezzato da Dio nel crearci. Un "sogno" di cui ci resta un'incancellabile nostalgia, e a cui Dio stesso non si è rassegnato a rinunciare. Ci ha creati a immagine del Figlio suo e questo prototipo torna a proporci. Come dall'Adamo carnale abbiamo eredito l'immagine dell'uomo di terra di cui sentiamo tutta la pesantezza, così da Gesù, nuovo Adamo, accogliamo quella dell'uomo celeste, l'uomo tornato signore di se stesso e delle cose, aperto a Dio e ai fratelli. Non quindi una realtà che si realizzerà solo alla fine della nostra vita, ma in un modo d'essere che si costruisce nell'oggi. Potremmo paragonare la vita terrena al periodo di gestazione che precede la nascita. La vita fetale non ha certo la pienezza di quella che si snoderà dopo la nascita, eppure sono proprio quei nove mesi che abilitano alla vita. E nulla, proprio nulla, di essi va perduto. È con questa consapevolezza che il cristiano si assume le proprie responsabilità umane, si immerge nel tessuto della storia, sentendo il dovere di dare il proprio contributo con serietà e dedizione, perché le strutture di peccato che generano sofferenza siano rimosse e si affermi quel Regno di Giustizia, di Amore, di Pace di cui tutti siamo assetati.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, verificherò quanto dell'uomo "carnale" è ancora vivo in me e quale cammino di superamento devo intraprendere perché l'"uomo celeste", di cui dal Battesimo porto in me il germe, possa svilupparsi verso la sua pienezza.

Donami, Signore, il coraggio di intraprendere "il santo viaggio", di cui parla il salmista, perché la vita nuova che tu sei venuto a donarci possa esplodere in me.

La voce di un santo vescovo

Noi portiamo la morte di Cristo nel nostro corpo, affinché la vita di Cristo si manifesti in noi. Non è dunque più la vita nostra, ma la vita di Cristo che noi viviamo: vita d'innocenza, vita di castità, vita di semplicità e di ogni virtù.
S. Ambrogio

 

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