TESTO Commento su Luca 6,43-49
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Sabato della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (11/09/2004)
Vangelo: Lc 6,43-49
Dalla Parola del giorno
Figlio,...bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto, ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.
Come vivere questa Parola?
Un tempo nei monasteri, durante le ore dedicate alla lectio divina, alcuni monaci "circatori" avevano il compito di sorvegliare tutta la comunità perché nessuno sgaiattolasse via preferendo dedicarsi ad un lavoro ritenuto più urgente o a uno 'scambio fraterno' o un a sonnellino, volontario o involontario che fosse. Questa lodevole e discreta vigilanza sembra rimandare al comando di Gesù che esortando i discepoli ad ascoltare e mettere in pratica le sue parole, ricorre alla similitudine della casa. Se vuoi costruire una casa stabile,– dice Gesù – scava molto profondo e poni le fondamenta sulla roccia.
Ma cosa vuol dire "scava a fondo" se non fuggi dalla superficialità distratta e frettolosa che preclude l'accesso ai tesori della Parola disseminati nel cuore dove dimora, vivificante, lo Spirito?
Ecco perché è necessario, anche oggi, essere 'circatori' l'uno dell'altro, fedeli custodi della reciproca diligenza, nel comune desiderio di costruire insieme un edificio spirituale gradito a Dio. Ossia, una casa sicura, fondata su Cristo-roccia, che, tra le piene della vita, niente riesce a smuovere.
Ne viene che, solo assimilando la Parola ed intessendola nell'ordito della nostra esistenza, è bello ogni giorno poter dire in preghiera: "Signore, Signore...", cercando in Lui rifugio e forza, gioia e consolazione. Sì, perché le parole sono supportate da un cuore in ascolto e da una mente aperta che cerca la volontà di Dio senza oppore resistenza. In caso contrario, dire "Signore, Signore..." è solo una vuota esternazione di suoni, senza senso e privi d'effetto. E questo sciorinar parole non solo non trova accoglienza nel cuore di Dio, ma diventa come la sabbia su cui ci ostiniamo a costruire una casa destinata a crollare.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, scaverò nel profondo per stabilire salde le mie fondamenta su Cristo-roccia di salvezza, sottraendomi con forza a quella svogliatezza superificiale che mi risucchia verso l'esterno, consegnandomi alla sabbia dell'instabilità.
Donaci, Signore, di radicarci in Te, uscendo dalle anguste strettoie della nostre vuote parole per dimorare, stabili e sicuri, sulla roccia della tua Parola satura di verità.
La voce di un monaco cistercense dell'XI secolo
Voi che percorrete i giardini delle Scritture, non dovete attraversarli in fretta o con negligenza. Scavate ogni parola per estrarne le spirito. Imitate l'ape operosa che raccoglie da ogni fiore il suo miele.
Guerrico D'Igny