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TESTO Commento su Luca 8,16-18

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Lunedì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (25/09/2006)

Vangelo: Lc 8,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno.

Fate attenzione a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere.

Come vivere questa Parola?

Tutta la Sacra Scrittura prende forma intorno alla Parola, e, di conseguenza, si articola in forma dialogica. Al suo fiorire sulle labbra di Dio corrisponde l'ascolto da parte dell'uomo. Comprendiamo allora perché Giovanni inizi il suo vangelo affermando: "In principio era la Parola" e poi continui dicendo: "A chi lo accoglie ha dato il potere di diventare figlio di Dio". Non si può impunemente spezzare questa dinamica di "chiamata-risposta". Certo, la Parola è onnipotente, suscita vita, è luce che guida i nostri passi, ma solo là dove trova accoglienza, ascolto attivo, cioè obbedienza (da abaudiens). Ed ecco l'invito di Gesù: "Fate attenzione a come ascoltate". La Parola è luce e, in quanto tale non può essere "posta sotto il moggio". Guai a ridurre la Parola a oggetto di semplice applicazione intellettuale! La Parola va studiata, ma con amore, spinti dal desiderio di conoscere meglio Dio, la sua volontà, noi stessi. Più che di sforzo intellettivo si tratta di umile atteggiamento di ascolto. Come il piccolo Samuele, è necessario porsi in ginocchio e lasciare che Dio parli, scuota il nostro torpore, getti su di noi fasci di luce che facciano emergere ciò che si nasconde nelle pieghe segrete del nostro io profondo. Zone di ombra dove si annida di tutto: germi di bene non adeguatamente curati perché possano fruttificare, e zizzania nociva che prolifera indisturbata. Ascolto umile, che è un esporsi alla luce, lasciarsene impregnare fino a rifletterla in noi e poi diffonderla intorno, iniziando dall'ambiente in cui viviamo. Non si tratta di diventare saccenti maestri o, peggio ancora, giudici degli altri. Ma un lasciare che la luce permei i nostri pensieri, le nostre parole, il nostro agire. Un ascolto che non ci cambia è sterile, è inutile, al limite è nocivo perché finisce con lo svuotare la Parola. Si crede di "possederla" perché si sanno dire tante cose su di essa, ma non ci si rende conto che di essa non è rimasto che il suono, vuoto e insignificante.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, verificherò la qualità del mio "ascolto". Permetto alla Parola di essere "luce ai miei passi" o la riduco a testo letterario che gratifica il mio intelletto?

Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta!

La voce di un fondatore

Solo ascoltando l'altro si inizia un cammino che può portare all'amore, alla comunione. Avviene così tra gli uomini, avviene così anche con Dio: il primo modo di conoscerlo è prestare ascolto alla sua Parola
Enzo Bianchi

 

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