TESTO I bambini che non vogliono giocare
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Mercoledì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (20/09/2006)
Vangelo: Lc 7,31-35
«31A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? 32È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
33È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. 34È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. 35Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».
Nel richiamare un antico proverbio ebraico Gesù ci propone la scena di un gruppo di bambini sordo a qualsiasi esortazione per iniziare un gioco. La pigrizia di questi fanciulli è paragonata alla sordità che il popolo d'Israele sta dimostrando nel rifiutare gli insegnamenti, prima di Giovanni il Battista, e di Gesù stesso, poi. Gesù smaschera, una volta per tutte, quest'atteggiamento rivelando la profonda ipocrisia, in esso contenuta. Dietro a questo atteggiamento passivo si nasconde, in realtà una durezza di cuore, duro a qualsiasi esortazione. La sordità d'Israele è, in realtà, la nostra incapacità di riconoscere la vera salvezza. Il rifiuto al gioco diventa, per noi, il rifiuto di qualcosa di ben più grande. La perdita maggiore è la nostra, tutte le volte che non accettiamo questo invito che Gesù stesso ci propone.