TESTO Commento su Marco 7,31-37
Casa di Preghiera San Biagio FMA
XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (10/09/2000)
Vangelo: Mc 7,31-37
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31Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Dalla Parola del giorno
Gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi, e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà", cioè "Apriti!" E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
Come vivere questa Parola?
In Gesù, il Figlio Unigenito, Dio viene in stretto contatto con l'uomo e lo guarisce. Il mettere le dita negli orecchi e il toccare la lingua del sordomuto esprime fortemente questa vicinanza vertiginosa di Dio. E' Lui che si lascia coinvolgere nella nostra storia; nel suo Spirito ("emise un sospiro" – dice il testo) pronuncia: "Effatà", ossia ci apre alla comunicazione di Vita.
Bisogna però che io mi lasci toccare, che, a mia volta, mi lasci coinvolgere da Gesù, che non è il Dio sulle nubi ma il Dio con noi, con me.
Oggi vivrò questo coinvolgimento totale, chiedendo che la mia sordità e la mia mutevolezza siano "toccate" dal Signore nella profondità del mio essere. Ma anzitutto riconosco il mio starmene "sordo", rintanato in pensieri e situazioni in cui non permetto che entri la grande Presenza di Dio né le sue provocazioni. E riconosco il mio essere muto perché non so gioire nella lode del mio Dio e non riesco a comunicare in tutta apertura di cuore coi fratelli.
Oggi è questo mio male che espongo a Gesù e chiedo venga toccato: sia nella comunione Eucaristica, sia nel contatto intimo del cuore che si apre a Lui, al suo "Effatà"!
La voce autorevole di un profeta attuale
Cristo Amore è l'estasi di Dio per l'uomo, è Dio che ama davvero e va incontro all'uomo nella sua storia.
Carlo Maria Martini