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TESTO Commento su Marco 7,31-37

padre Paul Devreux

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (10/09/2006)

Vangelo: Mc 7,31-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 7,31-37

31Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Il Vangelo di oggi ci indica bene le vie che il Signore usa per aiutarci.

La scena si svolge nel Libano del sud, la zona del recente conflitto.

Un sordomuto è portato da Gesù. Questo è ciò che deve provare a fare chi desidera evangelizzare, chi ha fatto esperienza di essere aiutato dal Signore e ha piacere che altri facciano la stessa esperienza: portare chi ne ha bisogno alla presenza del Signore per poi sparire, lasciando spazio all'incontro con il Signore.

Gesù si trova in mezzo alla folla e questo non aiuta la comunicazione, perciò decide di portare il sordomuto in disparte, dove c'è calma. A questo servono oggi le chiese, i santuari, i boschi e tutti i luoghi dove posso fermarmi, tranquillo, stando con me stesso per potere ascoltare.

Ascoltare! Questa è la parola chiave, ripetuta 1100 volte nell'Antico Testamento. Questo è il miracolo e ciò che chiedo al Signore: potere e sapere ascoltare. Se riesco a fare questo divento un uomo capace di ricevere, di lasciarmi nutrire di tutto ciò che occorre per vivere e vivere bene. Inoltre questo mi dà la capacità di ascoltare gli altri e, all'occorrenza, portarli all'incontro con Gesù.

Toccando le zone malate di questo fratello, Gesù lo fa sentire amato, accettato e infonde in lui la speranza in una vita migliore.

La parola che pronuncia Gesù (Effatà/Apriti), è stata detta dal sacerdote per ognuno di noi, alla fine del rito battesimale. Oggi, coscienti dell'importanza di questa parola, siamo noi a dirti:
"Signore, aprici all'ascolto della tua parola".

 

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