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TESTO Commento su Giovanni 6,60-69

padre Paul Devreux

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (27/08/2006)

Vangelo: Gv 6,60-69 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». 61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».

66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

"Molti dei suoi discepoli, dopo averlo ascoltato, dissero: Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?"

Questa reazione dei discepoli deve essere stata dolorosa per Gesù, e una conferma di quanto fosse necessaria la sua Passione, per dimostrare l'autenticità dell'amore e della gratuità di Dio.

Gesù ha spiegato che lui è il pane disceso dal cielo perché ci rivela un Dio Padre, c'indica come comportarci e come pregare e, inoltre ci afferma che è disposto a prendere su di sè il peccato del mondo; vale a dire a pagare per noi. In altre parole, in Gesù noi abbiamo trovato l'amore gratuito e autentico; quello che cerchiamo tutti. Come mai questo rifiuto e fuga dei discepoli? Io come mi sarei comportato al posto loro?

Credo che sarei stato diviso tra il desiderio di rimanere, perché solo lui ha parole di vita eterna, e l'istinto di scappare, perché sono scettico, non mi fido e mi domando che razza di conto prima o poi mi sarà presentato. Paura di diventare dipendente, schiavo a vita per debiti insormontabili da pagare.

La gratuità spaventa e il cuore non ci crede. Sono convinto che prima o poi tutto si paga. Per cui più il dono è grande, più penso che il conto sarà salato e mi preoccupo. Preferisco sempre accontentarmi di poco pur di poterlo pagare e non avere debiti, anche con Dio, e questo è il peccato; questa radicale sfiducia in Dio che mi porta a rifiutarlo o perlomeno a mantenerne le distanze.

Buttarsi in un'esperienza di sequela significa ricevere continuamente e gratuitamente l'amore e di Dio, diventando così eterno debitore. Posso accettare una cosa del genere io, che continuamente faccio i conti tra ciò che ricevo e do per non sentirmi debitore e indipendente?

Signore liberami da quest'inganno, dalla cecità di una creatura che pensa di potersi sdebitare dal suo creatore, e donami la libertà di fidarmi di te e di avere un cuore pieno di gratitudine e sereno.

 

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