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TESTO Dove trovare il pane?

don Marco Pratesi   Il grano e la zizzania

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (30/07/2006)

Vangelo: Gv 6,1-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. 3Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

5Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. 7Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». 10Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 12E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». 13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». 15Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Gesù rivolge una domanda a Filippo: "Dove compreremo noi del pane perché questa gente abbia da mangiare?" L'evangelista Giovanni annota che "diceva così per provarlo". Si comprenda il senso di questa espressione: non è che Dio abbia bisogno di prove, egli conosce i cuori. Siamo noi che non conosciamo il nostro cuore; di fronte ad un problema la nostra fede è provocata e noi prendiamo coscienza di noi stessi. Si tratta quindi di un processo di maturazione. Filippo dunque si rende conto del problema: "Duecento denari di pane non bastano perché ciascuno di loro ne abbia un pezzetto". Il problema è insolubile, ed è importante averlo chiaro. Andrea però va oltre, propone qualcosa: "C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci". Lui stesso si rende conto che è palesemente insufficiente: "ma che cosa sono per tanta gente?" In questa proposta tuttavia egli lascia avvertire come una speranza. Proprio a partire da questa timida fiammella, e dalle povere cose offerte dall'anonimo, previdente ragazzo, Gesù opera il prodigio: il passaggio (è una pasqua) dalla penuria all'abbondanza. Giovanni insiste su questa sovrabbondanza debordante: erano cinquemila uomini, mangiarono finché ne vollero, i pezzi in sovrabbondanza (tradurre "avanzati" non è molto felice) riempirono dodici ceste. Una vera "manna"!

Le domande che ci mettono in crisi, le sfide alla nostra fede non sono da evitare, ma da accogliere come momenti di presa di coscienza, come inviti che Gesù stesso ci rivolge in vista di un di più, di un frutto più abbondante. Il poco che abbiamo, unito alla nostra pur incerta speranza nel Signore, lo metteranno in condizione di operare quanto è umanamente impossibile, l'abbondanza della vita: "Io son venuto perché abbiano la vita, e l'abbiano in modo esuberante" (Gv 10,10), sovrabbondante.

Poi, però, non cerchiamo anche noi di "catturare" Gesù (v. 15), di rinchiuderlo nelle nostre attese, farne il jolly della situazione: certamente egli si sottrarrà alla nostra presa e resterà libero. Con lui i trucchi non riescono, mai: vuole la fede, e niente di meno.

All'offertorio:

Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci sia ricchezza di vita, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:

Affidandoci con piena fiducia al Signore Gesù. chiediamo il pane per la vita di ogni giorno:

 

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