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TESTO Quando nasce la profezia...

don Luciano Sanvito

Natività di S. Giovanni Battista (Messa del Giorno) (24/06/2006)

Vangelo: Lc 1,57-66.80 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,57-66.80

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

80Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

La profezia non guarda in faccia a nessuno, e quando nasce entra nella storia nel silenzio efficace della novità, che sconvolge anche le nostre logiche, là dove è necessario, e fa' tacere le parole dove non servono.

Ma la profezia che nasce genera anche, proprio mentre viene generata: concentra l'attenzione non su di sè (diversamente dalle false profezie), ma sull'ambiente nuovo da preparare e da rinsaldare perché attraverso la profezia entri in atto nella storia il vero personaggio additato dall'attesa.

La profezia è sempre controcorrente, perché senza mai fare guerra, è sempre contro la corrente dello scontato e del già presupposto, e come una bomba innesta le sue miccie nel tradizionalismo, nel falso misticismo, nelle comunelle umane e religiose fondate sulle sicurezze.

La profezia nasce come un gioco, perché si mette pienemente e vitalmente in gioco, perché fa brutti scherzi a chi la prende sottogamba, a chi la vuole falsificare, sottovalutare e ignorare. La forza del gioco sconvolge e scombussola anche i più potenti e le potenze più salde, proprio perché sono impreparate alla logica del gioco e della fantasia dello spirito.

La profezia quando nasce non si vede, ma la si sente efficacemente già in anticipo come una forza di energia superiore e nello stesso tempo inferiore; superiore, perché sfugge sempre e a tutti coloro - in primis i religiosi e le religioni - che la vogliono incamerare e farla parlare a modo loro; inferiore, perché entra fino in fondo e nella quotidianità del cuore, dell'anima e della mente umana.

Infine, la profezia nasce sempre come sorpresa e come mistero, e per questo sfugge specialmente a chi invece di esserne servo si arroga il diritto e la prerogativa di trasmetterla. Anche nella religione, oggi, questa profezia è sempre più sconosciuta e inafferrabile; e proprio per la religione questa profezia, ci dice il Vangelo, è mandata, come segno a richiamare l'identità che piano piano si appanna e svanisce, se questa profezia che nasce non viene accolta da un cuore e uno spirito nuovo.

 

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