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TESTO Commento su Is 6,3-4

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Sabato della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (13/07/2002)

Brano biblico: Is 6,3-4 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

"Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria". Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo.

Come vivere questa Parola?

Il profeta Isaia è chiamato da Dio. E di Lui egli avverte l'infinita grandezza. Anzi, come il tempio si riempie di fumo così l'animo del giovane profeta è colmo di due sentimenti che sembrano ma non sono opposti: un senso di stupita meraviglia perché lo splendore di Dio, la sua santità è tale che colma tutto il creato, e insieme il senso della propria indegnità, del proprio essere peccatore: "Ohimé! Io sono perduto perché un uomo dalle labbra impure io sono". Mentre il profeta sosta dentro questa consapevolezza profondamente sofferta, ecco l'aiuto che subito gli viene dall'Alto. Un serafino "teneva in mano un carbone ardente [...] Egli mi toccò la bocca e mi disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato». Avvenuta la purificazione, il cuore del profeta è libero per accogliere la chiamata di Dio. Dirà: "Eccomi, manda me". Dentro questa pagina, cogliamo in filigrana, ciò che ognuno può ben vivere, se ha il coraggio di uscire dalla superficialità che ci assorda e ci soffoca da tutte le parti.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo al Signore di appropriarmi di questo testo stupendo e di calarmici esistenzialmente. Anzitutto invoco dallo Spirito Santo di poter percepire in cuore quanto Dio è infinitamente santo e grande nell'amore. Dimoro un po' di tempo in questa percezione interiore, abbandonando ogni idea riduttiva su Dio. Poi, respirando il suo mistero di santità, colgo anche quanto io sia indegno di lui: povero, piccolo, spesso orgoglioso ed egoista. Amato però, sì infinitamente amato e perdonato! E' a questo Dio che in Gesù mi abbraccia e cancella il mio peccato col fuoco bruciante della sua morte in croce, è a questo Dio-Amore che consegno tutto me stesso.

La voce di un mistico del XVI secolo

O fuoco ardentissimo e abbagliante, anzi, o ardore e luce, principio di ogni ardore e luce, Dio mio, carità luminosa e ardente, comunicami il tuo fuoco e la tua luce: illuminami perché ti conosca, infiammami perché ti ami: ti conosca come sono conosciuto da te; ti ami mia bellezza, mio Dio, sebbene tardi, come sono amato da te. Infondi nel mio cuore le scintille del tuo fuoco, Dio mio, affinché gli occhi della mia anima siano illuminati per vedere in te la tua bellezza.
Lanspergio

 

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