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TESTO Sedere e potere

don Luciano Sanvito

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XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (22/10/2006)

Vangelo: Mc 10,35-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,35-45

35Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Il Vangelo smitizza il programma umano della stabilità dei potenti umani, sociali, famigliari, amicali, e anche religiosi: il potere non sta affatto nella stabilità del sedersi accanto l'uno all'altro e nella sicurezza.

Anzitutto, non si tratta di meriti o demeriti la posizione evangelica: non è valutata secondo il mondo la posizione da tenere, ma è un movimento che sorge naturale e spontaneo dopo aver avuto, appunto in dono, la coscienza di questo dono.

E' una mansione, è una vocazione, è una funzione, è una attività...un po' di tutto questo, ma soprattutto è un dono concesso a chi si apre a qualcosa di grande, e non vuole affatto rimanere saldo e avvinghiato, tenendosi stretto il particolare guadagnato con fatica, con imbroglio, con potere, piacere e grandezza umana.

La grandezza del servire appare in questo movimento che si allarga sempre più nelle infinità dell'operare nel quotidiano che ci è dato in dono, trasformando l'opera del servire in una vera e propria operazione di trasformazione del quotidiano stesso.

Ecco perché chi serve in questa quotidianità donata ogni momento diventa sempre più atto a regnare e quindi insignito dall'alto della verità, e non dal basso dei concorsi umani, inserendosi in modo naturale e inserendo gli altri con naturalezza nel movimento universale della regalità, che tutto e tutti esalta come i primi e le primizie, e non lascia mai secondi a nessuno.

Infatti ognuno appare essere quello che è fino in fondo quando entra a far parte dell'universalità a cui tende con l'opera del servizio che gli è dato in dono, e così entra nella primizia che il Vangelo augura e concede a chi senza esitare nel sedere qua e là col proprio potere si affida all'universalità dei doni del creato, intravedendo come il vero servitore non è colui che serve, ma l'universo che gli viene incontro ogni momento, in una sorta di amorevole sudditanza.

 

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