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TESTO Naturalità dell' "Effatà"

don Luciano Sanvito

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (10/09/2006)

Vangelo: Mc 7,31-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 7,31-37

31Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Un potere semplicissimo ma efficacissimo viene richiamato dal Vangelo: quello di aprire il bocciolo.

Un potere che non è in mano dell'uomo, né del mondo, ma della natura e del mistero che il Vangelo addita con una parola: "Effatà!".

L'invito che il Vangelo ci fa è quello di accostare il nostro atteggiamento umano a quello dell'apertura che possiamo contemplare nella natura e soprattutto nella naturalità degli eventi, degli atteggiamenti nostri e degli altri.

Ammirando lo schiudersi del bocciolo morale che giace in attesa in ogni situazione, in ogni persona che incontriamo, e prendendone esempio, accompagnandoci con la nostra volontà, le nostre intenzioni e le nostre attenzioni affinché questo si realizzi anche in noi nel quotidiano.

Noi non possiamo aprire le realtà, ma possiamo riaprirci ad esse.

La parola dello schiudersi che vediamo miracolante nel vangelo e che fa passare dalla chiusura all'apertura non è altro che un segno per noi, per essere capaci di condividere l'effetto e la conseguenza del miracolo che ogni giorno avviene, anche oggi, nelle persone (cominciando da noi) e nelle cose, se le sappiamo rivedere con questo atteggiamento che la parola e la parabola (in simbiosi con essa) nel Vangelo ci sottolineano.

L' "Effatà" non è destinato ad altri, se non a noi; e oggi, per riaprire lo sguardo del cuore, l'orizzonte della mente, il sentire dell'anima e così riaccompagnare il nostro respiro a quello dell'universo che cresce tramutandoci in questa infinita miracolosa apertura.

 

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