TESTO Commento su Matteo 5,13-16
mons. Vincenzo Paglia Diocesi di Terni
Martedì della X settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (13/06/2006)
Vangelo: Mt 5,13-16
Gesù dice ai discepoli che sono sale della terra e luce del mondo. Siamo ancora all'inizio della predicazione evangelica, e senza dubbio i discepoli non possono vantare una esemplare condotta da "uomini delle beatitudini". E tuttavia Gesù insiste: "Se il sale perde il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato?". In questo interrogativo è nascosta una domanda di responsabilità. Gesù sembra dire: "Non ho altro che voi per l'annuncio del Vangelo", oppure: "Se il vostro comportamento è insipido e senza gusto, non ho altro rimedio per l'annuncio evangelico." E' quel che accade se la lucerna accesa viene posta sotto il secchio (a volte, rovesciato, serviva anche da mensola). Anche in questo caso non c'è rimedio, si resta al buio. Ognuno di noi sa bene di essere una povera persona. Ma il Vangelo insiste: "Voi siete il sale della terra." E' vero, non lo siamo da noi stessi, ma solo se siamo uniti al vero sale e alla vera luce, Gesù di Nazarethh. I discepoli di Gesù, a differenza di quel che avviene tra gli uomini, non sono condannati a nascondere davanti a Dio la loro debolezza e la loro miseria. Queste non attentano alla potenza di Dio, non la cancellano, semmai la esaltano. Il primo a non vergognarsi della nostra debolezza è proprio il Signore; la sua luce non è smorzata dalle nostre tenebre. Non c'è alcun disprezzo per l'uomo da parte del Vangelo; non c'è alcuna antipatia da parte del Signore. Aggiunge il Vangelo: "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, che vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli". E' l'invito che il Signore fa a noi perché diventiamo operatori del Vangelo.