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TESTO Commento su Luca 4,16-30

padre Lino Pedron   Home Page

Lunedì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (01/09/2003)

Vangelo: Lc 4,16-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

18Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l’unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi,

19a proclamare l’anno di grazia del Signore.

20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Gesù si presenta ufficialmente davanti ai suoi concittadini come il profeta inviato da Dio, applicando a sé le parole di Isaia 61,1-2. Egli sarà il liberatore del suo popolo e di quanti soffrono ingiustizie. A Nazaret la sua manifestazione è ostacolata dalla diffidenza e dalla ostilità degli ascoltatori. Gli abitanti di Nazaret non lo riconoscono come l'Inviato di Dio, mentre a Cafarnao anche i demoni lo proclamano "il Santo di Dio" ( Lc 4,34). Il vangelo è destinato ai giudei, ma trova accoglienza, già fin dall'inizio, solo tra i pagani.

La liberazione degli oppressi ( v.18) è il vangelo per eccellenza. Per Isaia 56,8 il vero digiuno è dedicarsi al servizio del prossimo mediante opere di misericordia tra cui la liberazione dei prigionieri. I "poveri" ai quali è destinato il messaggio del vangelo sono coloro che mancano dei beni necessari, ma prima di tutto della libertà. E' questa mancanza di libertà che li rende afflitti. Ma non basta consolarli, bisogna tirarli fuori dalla loro condizione. Il vangelo annuncia la liberazione da ogni forma di schiavitù, fisica e morale, già in questa vita, prima ancora che nella vita eterna.

Tra la predicazione di Isaia e quella di Gesù c'è uno stacco netto: l'"oggi". Ciò che in Isaia era un annuncio, in Gesù diventa realtà, diventa il presente, l'"oggi" della salvezza. Il lieto annuncio che Gesù propone ai suoi uditori non è una dottrina, ma è lui stesso. Egli è la salvezza e la via per conseguirla. La "grazia" ( v.19) accordata da Dio agli uomini passa attraverso la sua persona, anzi, è lui stesso. Questa grazia e questa salvezza è destinata ad ogni uomo, prescindendo dalla terra d'origine, dalle condizioni sociali, dalla stessa fede religiosa. L'esempio di Elia e di Eliseo citato da Gesù ( vv.25-27) mostra che la salvezza non è destinata solo agli ebrei, ma è per tutti.

Gesù è venuto ad annunciare al mondo un lieto messaggio di guarigione e di liberazione, di libertà e di grazia. I destinatari di questo gioioso messaggio sono i poveri, i peccatori pentiti, gli oppressi. L'anno di grazia del Signore (v.19) è il tempo del perdono che Dio accorda a quanti si accostano a lui con sentimenti di umiltà e di povertà.

Con il proverbio:" Nessun profeta è bene accetto in patria" ( v.24) Gesù delinea il suo destino di profeta inascoltato, emarginato, squalificato. Egli prevede fin d'ora l'indurimento del popolo d'Israele e l'elezione dei popoli pagani. Già nella finale di questo brano ( vv.29-30) ci si avvia alla sua tumultuosa eliminazione, fuori dalla città, come il vangelo racconterà nel seguito. Il modo in cui Gesù ha scandalizzato i suoi concittadini di allora è identico a quello con cui scandalizza noi oggi. La tentazione di addomesticare Cristo è di tutti e di sempre, ma Gesù non si lascia intrappolare: o si accoglie nel modo giusto o se ne va.

 

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