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TESTO Commento su Matteo 24, 42-51

padre Lino Pedron  

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Giovedì della XXI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (28/08/2003)

Vangelo: Mt 24,42-51 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,42-51

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

45Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? 46Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! 47Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. 48Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, 49e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, 50il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, 51lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti.

La morte arriva imprevedibile per noi, ma al momento esatto previsto da Dio. Perché vigilare? Per essere trovati pronti; per non essere esclusi dalla sala delle nozze eterne.

Questa ignoranza dell'ora si iscrive nella nostra natura: la nostra vita ci sfugge, siamo un mistero per noi stessi, non ci possediamo, siamo del Signore.

Vigilare, essere pronti significa porsi davanti al Signore sempre presente (solo apparentemente assente) e vivere coerentemente secondo questa fede.

Nella parabola del servitore preposto ai servizi del suo padrone, la vigilanza prende la forma di una fedeltà responsabile verso una missione affidata dal Signore.

Seguendo il tenore del testo, bisogna porre l'accento sulla parusìa. Ci sono delle persone a cui sono state affidate responsabilità particolari nella Chiesa. La funzione dei detentori di cariche è qualificata come servizio. Coloro che sono affidati alle loro cure sono compagni di servizio. I detentori di cariche non sono padroni posti al di sopra degli altri. Tutti hanno un unico Signore sopra di sé. L'abuso della carica merita la massima condanna, come vuol far capire la punizione severissima.

L'attesa del Cristo deve suscitare l'impulso all'azione morale, a non sprecare il tempo, a comportarsi come servi di tutti e padroni di nessuno.

 

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