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TESTO Commento su Matteo 5,20-26

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Giovedì della X settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (10/06/2004)

Vangelo: Mt 5,20-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei cieli.

Come vivere questa parola?

Il senso biblico del termine "giustizia" è molto più esteso di quello corrente. "Giusto", per la Sacra Scrittura, è colui che riproduce nella propria vita la stessa santità di Dio cioè la sua pienezza di Amore, anzi che accoglie in sé questo dono in umile disponibilità. Una giustizia, quindi, che non ha nulla da vantare, che non rende creditori dinanzi a Dio, né conferisce titoli di superiorità rispetto agli altri uomini. È a questa "giustizia" che ci richiama il vangelo di oggi, contrapponendola a quella degli scribi e dei farisei: gli esperti della Legge e i puntigliosi osservanti delle più minuziose norme. Certo, l'adesione alla volontà di Dio deve in qualche modo incarnarsi nel vissuto, rendersi visibile in un comportamento che si conformi ai dettami della coscienza illuminata dalla Legge di Dio. Guai però se si riducesse a un'osservanza puntuale, fredda e sterile. Dio è AMORE e non Legge. La norma serve solo da binario e ha senso nella misura in cui è vivificata dall'amore. Solo l'Amore rende giusto l'uomo, perché solo l'Amore lo rende ciò che è per vocazione, da sempre: "immagine di Dio". Per questo Gesù non si preoccupa di lasciare ai suoi seguaci una lunga e complicata serie di norme da osservare. Dà loro un unico comandamento: quello dell'Amore. E nell'Amore indica l'unico modo di onorare Dio, di rendergli culto. "Se presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello". Da notare: non se tu hai qualche cosa contro tuo fratello, ma se lui ha qualche cosa contro di te. L'Amore, quando ricalca quello di Dio, non tollera ombre, da qualunque parte provengano. Inoltre, l'atto di culto esige per sua natura l'unione dei cuori, perché non è mai qualcosa di privato, bensì un gesto della Chiesa come Corpo di Cristo, e quindi come unità. Se la comunione è intaccata, il gesto rituale diventa inautentico e quindi inutile.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, farò un esame sereno, ma sincero del mio atteggiamento nei riguardi della morale. Sento la Legge di Dio come una serie di norme da osservare scrupolosamente per sentirmi a posto? Le vivo come un fine a se stesso o come un mezzo per incarnare l'amore?

Donami, Signore, un cuore filiale che aderisca a te nell'amore e per amore. E in questo sentirsi figlio riscopra con gioia i tratti del fratello in chi mi vive accanto.

La voce di un Padre della Chiesa

Il diacono dice ad alta voce: «Riconoscetevi l'un l'altro e baciatevi a vicenda». Non credere che quel bacio sia pari a quello che ci si dà tra amici in piazza. Non è un bacio di tal sorta: fonde le anime e promette l'oblio di ogni offesa. Questo bacio è dunque segno che le anime sono unite e han deciso di dimenticare ogni oltraggio. Per questo Cristo disse: "Se offri il tuo dono all'altare e ivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono all'altare, e va' prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna ed offri il tuo dono".
Cirillo di Gerusalemme

 

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