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TESTO Commento su Marco 12,13-17

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Martedì della IX settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (01/06/2004)

Vangelo: Mc 12,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Alcuni farisei ed erodiani dissero a Gesù: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. E' lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?".

Come vivere questa parola?

Farisei ed erodiani si avvicinano a Gesù per tendergli una trappola, servendosi di una domanda imbarazzante: è lecito o no pagare le tasse a Cesare? Se Gesù avesse risposto positivamente, sarebbe stato accusato di collaborazionismo con i romani; se invece avesse detto no, sarebbe stato denunciato come sovversivo. Acutamente, la risposta di Gesù invece va alla radice del problema, spiazzando gli interlocutori: ci sono i diritti di Dio e quelli di Cesare. Ed entrambi hanno il loro posto nella gerarchia dei valori. Non solo: se si mette Dio al primo posto, anche i diritti dello Stato saranno riconosciuti. Si tratta dunque di cogliere con chiarezza e senza compromessi chi è l'Assoluto (Dio), e chi il relativo (Cesare).

Questa risposta cristallina interpella anche noi, soprattutto in questo momento cruciale della storia, poiché le tristi vicende dei popoli e dei suoi governanti stridono con la logica del Vangelo e ci pongono dinanzi alla necessità di fare scelte coraggiose, controcorrente, anche se impopolari.

Più che mai, dunque, dobbiamo chiarire alle nostre coscienze chi è Dio è chi è Cesare, impegnandoci a mettere al centro di tutto Colui che della storia è il Signore, perché ci indichi cosa è gradito ai suoi occhi e ciò che è conforme ai suoi voleri, al di là di ogni ideologia o, peggio, delirio di onnipotenza. "I nostri ragionamenti – dice l'Autore della Sapienza – sono timidi e incerte le nostre riflessioni" (9,14). E' qui, in questa nostra limitata capacità di giudizio, bisognosa di sapienza divina, che dobbiamo far maturare una consapevolezza nuova: o ci affidiamo alla forza del Vangelo, e dunque alla possibilità di trovare vie alternative rispetto a quelle che stiamo percorrendo, o rimaniamo irretiti dalle forze incontrollabili dell'odio e della violenza, che finisce per distruggere l'assoluto di Dio e la stessa autorità di Cesare.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò al Signore il dono della profezia perché sappia cercare nel Vangelo quelle risposte adeguate che le sollecitazioni della storia esigono dalla mia coscienza cristiana.

Al di sopra di tutto ci sia la tua Signoria, o Dio della vita, e su ogni cosa che diciamo o facciamo prevalga sempre la forza liberante della Tua Parola che dà senso al nostro impegno nel mondo e nella storia.

La voce di un profeta del nostro tempo

Noi siamo il sale della terra. Senza questo pizzico di sale, insignificante, il pasto è insipido. Il fatto di essere il sale della terra c'impone due doveri: non aver perso il nostro sapore e non restare inutilizzati nel nostro contenitore. Se accetteremo questi due doveri, l'intera umanità ne ricaverà sapore e, possiamo sperarlo, sarà salvata da Colui che l'ha creata.
Abbé Pierre

 

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