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TESTO Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia (248)

don Remigio Menegatti   Parrocchia di Illasi

VI Domenica di Pasqua (Anno B) (21/05/2006)

Vangelo: Gv 15,9-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,9-17

9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (At 10, 25-27.34-35.44-48) mostra uno dei momenti chiave dell'annuncio del vangelo: la scoperta che Dio vuole parlare, attraverso Gesù, a tutti gli uomini. Gli ebrei sono come il figlio primogenito, popolo della prima alleanza, popolo eletto; hanno tanti fratelli e Dio manda il suo Spirito anche su questi ultimi. Cornelio diventa il simbolo dei "pagani" a cui sono aperte le porte della fede; un po' come il Centurione sotto la croce di Gesù.

Il vangelo (Gv 15, 9-17) riporta alcuni passaggi del discorso – preghiera di Gesù nella cena pasquale con cui chiude la sua missione terrena. Gesù invita i suoi ad osservare i comandamenti e assicura che resta sempre al loro fianco, perché li chiama amici, perché lui stesso ha preso l'iniziativa di chiamarli e di coinvolgerli nella grande storia della salvezza. Li chiama perché possano portare frutto; accogliere e dilatare il regno di Dio.

Salmo 97
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi.
Gli ha dato vittoria la sua destra

e il suo braccio santo.

Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato
la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,

della sua fedeltà alla casa di Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio.
Acclami al Signore tutta la terra,

gridate, esultate con canti di gioia.

Il salmo invita chi ascolta ad unirsi nella lode che viene innalzata al Signore, che viene presentato come un prode che ha combattuto e vinto.

Dio riporta la sua vittoria sul peccato e sulla morte, che sono i nemici peggiore dell'uomo. È soprattutto il fatto della risurrezione di Gesù il grande evento della salvezza per cui lodare il Signore. Una salvezza manifestata davanti a tutti i popoli, perché il dono di Dio – lo ricorda anche la prima lettura questa domenica – non è riservato elusivamente per il popolo eletto, per la comunità ebraica, alla quale Dio rimane fedele anche aprendo la sua casa a tutti gli altri figli, di cui il popolo ebreo è primogenito.

Tutta la terra, da una parte all'altra, è coinvolta nella scoperta della misericordia e tenerezza di Dio e quindi anche nella lode a lui. Una lode da innalzare al Signore con canti e con grida di gioia, come quando si condivide l'esultanza per una vittoria.

Un commento per ragazzi

È un'esperienza che vivono più frequentemente i figli maggiori: la gelosia verso i fratelli più piccoli. Per un certo tempo sono stati "figli unici", avendo a completa disposizione tutto l'amore dei genitori; non dovendo dividere con altri tenerezze, ascolto, attenzione,...in fondo tutto quello che potevano desiderare. Poi arriva un fratello; di solito i genitori, almeno ultimamente, lo annunciano per tempo ai figli, dicendo: "avrai un fratellino o una sorellina".

È già molto importante che un ragazzo venga coinvolto nell'attesa del "fratellino"; un tempo si sapeva della nascita quando la mamma tornava dall'ospedale in compagnia di un bambino nuovo! È già importante, ma non sempre evita il rischio di provare un sentimento contrastante verso l'ultimo arrivato: protezione e tenerezza si alternano a rifiuto e fastidio; un po' gli lo si copre di baci, un po' lo si vorrebbe riportare da dove è venuto.

Per tanto tempo il popolo ebreo è stato l'unico popolo dell'alleanza, il popolo che ha ricevuto la promessa di Dio e ha goduto di fatti prodigiosi: pensiamo alla liberazione dall'Egitto, la conquista della Palestina, una dinastia solida. Ha sentito di essere speciale perché in dialogo con Dio, avendo come regola di vita la sua stessa volontà: il decalogo, potendo godere di un'alleanza solida perché Dio è fedele nonostante le fatiche del popolo.

L'idea di essere unici si poteva far strada, sentendo gli altri popoli e quindi anche le altre religiosi come lontane, in contrasto con Dio. E questo sentimento di unicità e di eccezionalità poteva contagiare anche la prima comunità dei discepoli di Gesù, comunità del resto nata dal popolo eletto.

Ecco allora la fatica nell'accettare che anche i "pagani" siano chiamati alla salvezza; ecco la tensione che nasce dalla scoperta che nel piano di Dio non c'è un solo figlio, il popolo eletto, ma tanti figli: tutti i popoli. Ecco allora che affiorano sentimenti di chiusura. Come uscirne? Come non rischiare che il vangelo sia tesoro da tenere gelosamente per pochi? Lasciandosi guidare da Dio; guardando attentamente quelle che sono le sue scelte; obbedendo alle proposte nuove che lo Spirito mette in campo. E vivendo le parole di Gesù; tutte, ma in particolare quelle che possono essere il suo testamento spirituale: l'amore donato a tutti come risposta dell'amore ricevuto da Dio. In fondo, a pensarci bene, i nostri genitori sono felici quando noi amiamo i nostri fratelli. Non avvertono mai le nostre attenzioni verso i fratelli come alternativa all'amore verso di loro; non sono gelosi della gioia che proviamo quando amiamo anche i fratelli, piccoli o grandi che siano. E Dio non è da meno dei nostri genitori. Anzi! Lui per primo non si è chiuso nella Trinità, in una famiglia perfetta, ma ha allargato la sua casa a tutti gli uomini, in mood che nessuno rimanga escluso.

Quindi, è chiaro che per crescere nell'amore di Dio si tratta di amare veramente e intensamente le persone che ci stanno accanto. Gesù lo ha ricordato a chi gli chiedeva "ma chi è il mio prossimo?". Ha spiegato con l'esempio di un Samaritano attento alla persona che aveva subito l'aggressione, che si tratta di diventare il prossimo di tutti, senza chiedergli a che popolo appartenga, quale religione professi, dove va per il culto: sinagoga, moschea, chiesa, sala del regno...

E i ragazzi di oggi sono molto più di un tempo a contatto con coetanei di tante altre nazionalità e religione. Avete una grande opportunità di diventare fratelli e sorelle di tutti, senza dimenticare, anzi accogliendo sempre meglio, l'insegnamento di Gesù, colui che non ha voluto restare "figlio unico", ma ha scelto di essere il primogenito di una famiglia infinita: quella dei figli di Dio. Un Padre davvero grande nell'amore.

Un suggerimento per la preghiera

Dio, tu sei nostro Padre e "ci hai donato il tuo Figlio perché riceviamo la vita per mezzo di lui". Noi ti ringraziamo di questo dono e di chiediamo di donarci anche lo Spirito perché "perché impariamo ad amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati". Un amore grande il suo, che è arrivato a "dare la vita per i fratelli".

Libri di don Remigio Menegatti

 

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