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TESTO Cristo e' il buon pastore di tutti

padre Antonio Rungi

IV Domenica di Pasqua (Anno B) (07/05/2006)

Vangelo: Gv 10,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

La IV Domenica del Tempo di Pasqua è chiamata del "Buon Pastore", sia perché la liturgia della Parola di Dio ci presenta l'immagine di Cristo buon pastore e sia perché si celebra la giornata mondiale delle vocazioni.

E' soprattutto il Vangelo che mette in risalto la figura di Gesù che va in cerca delle pecore smarrite, perché tutte vuole condurre al suo ovile, luogo di serenità, pace e vera felicità. Un pastore, come ci ricorda il testo del Vangelo di Giovanni, che conosce le sue pecore e che cerca altre pecore che non sono del suo ovile, perché ha l'ansia di dare ad esse la sicurezza, il benessere. Chiaro riferimento alla missione di salvezza per tutto il genere umano che Cristo è venuto a portare al mondo mediante la sua passione, morte e risurrezione.

"In quel tempo, Gesù disse: "Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio".

E' sorprendente notare come il testo giovanneo punti in modo particolare sul tema dell'unità di un solo gregge sotto la guida di un solo pastore. E' qui rappresentata quella che dovrebbe essere l'immagine vera della Chiesa di Cristo sotto la guida di un solo Pastore, che è il Vescovo di Roma, il successore di San Pietro, il Vicario di Cristo in terra. Un'unità ancora oggi difficile da raggiungere, considerate le divisioni all'interno della cristianità. Divisioni che hanno contrassegnato la storia di 2000 anni di cristianesimo e che rischiano di non fermarsi neppure oggi, con i vari tentativi di scisma dalla Chiesa di Roma.

La figura del buon pastore ben si addice alla funzione particolare di quanti il Signore sceglie alla guida della Chiesa universale, delle chiese locali e delle comunità parrocchiali; come pure quelli che egli sceglie per guidare i religiosi e le religiose, ma anche le società apostoliche o altri ambiti della Chiesa cattolica. La pluralità di questi ambiti permette oggi di parlare in termini più espliciti di pastorale della famiglia, del lavoro, dei giovani, delle vocazioni ed altri ambiti del genere, che dicono stretto rapporto con l'attività apostolica della Chiesa cattolica. Nei vari settori sono necessari figure di buoni pastori che si prendano a cuore le sorti delle pecorelle vicine e quelle smarrite, perché tutte assaporino la gioia di ritrovarsi nella stessa casa, che è quella di Dio e dell'umanità.

Tali pastori, zelanti e convinti della loro fede e missione, sono chiamati soprattutto ad evangelizzare, cioè a far conoscere Cristo alla vasta comunità umana, mediante particolari compiti ed azioni finalizzati a presentare il volto più bello del Redentore, che è quello del Risorto. Il brano degli Atti degli Apostoli che ascoltiamo mette in risalto proprio questo aspetto: "In quei giorni, Pietro, pieno di Spirito Santo, disse: "Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. Questo Gesù è ''la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo''. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati".

Solo in Gesù Cristo, ci ricordano gli Atti, l'uomo trova la sua salvezza nel tempo e nell'eternità. A Lui bisogna far riferimento nel corso dell'esistenza terrena, se vogliamo camminare nella giusta direzione di marcia circa il nostro futuro in questo mondo e per l'eternità. Non vi è altro nome al di fuori di Cristo nel quale contare sulla nostra effettiva liberazione dal male presente e futuro.

E' su questa prospettiva futura e sulla beata eternità che si struttura il breve brano della seconda lettura, tratto dal Prima Lettera ai Corinzi: "Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è".

Al termine dei nostri giorni terreni, della nostra esistenza siamo chiamati a contemplare nell'eternità il volto di Dio, a "vedere" Dio così come Egli è. Si supereranno le varie barriere che limitano di fatto la piena conoscenza di Dio in questo mondo. Allora sarà tutto più chiaro e semplice da capire e spiegare, perché saremo immersi nella verità, nella luce, in un Dio che è solo amore e gioia.

In vista di questa meta personale e per chi ha responsabilità dirette sul popolo di Dio ed è pastore delle anime, questa ansia per la salvezza eterna dei propri fratelli deve accompagnare ogni attività pastorale e sacerdotale. Da qui, la necessità di essere religiosi e sacerdoti santi che sappiano guidare il popolo di Dio verso i pascoli eterni della gioia senza termine. L'immagine del Buon Pastore si addice perfettamente allo scopo missionario che deve animare ed accompagnare ogni passo della Chiesa universale e locale nel cammino della santità, che, in definitiva, è l'eterna salvezza della propria anima.

Preghiamo pertanto, in questa giornata del Buon Pastore, per tutte le speciali vocazioni che il Signore suscita nella Chiesa e che sempre più frequentemente nel nostro Paese ed in Occidente non trova adeguata e convinta risposta nei giovani o meno giovani, rifuggendo gli uni e gli altri la prospettiva di una vita consacrata al servizio della Chiesa e dei fratelli. Prospettiva e scelta che tanti uomini e donne di ogni continente e popolo hanno fatto nel passato e che continuano a fare oggi, motivati da una forte esigenza di assimilazione a Cristo Buon Pastore.

 

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