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TESTO L'intelligenza delle Scritture

don Marco Pratesi   Il grano e la zizzania

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III Domenica di Pasqua (Anno B) (30/04/2006)

Vangelo: Lc 24,35-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,35-48

35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni.

Dopo la sua risurrezione, Gesù si preoccupa di chiarire bene il senso della sua vicenda ai discepoli. Per questo è necessario che egli "apra loro la mente all'intelligenza delle Scritture". Si preoccupa di mostrare che tutta la Scrittura (legge, profeti, salmi: l'Antico Testamento) trova la sua realizzazione e il suo senso nel mistero pasquale di morte e risurrezione. Questo è quanto poi gli apostoli stessi annunceranno, a voce e per iscritto, dando così origine al Nuovo Testamento.

Ascoltare la Parola di Dio non significa quindi leggere (o ascoltare) un libro, magari studiarlo, rifletterci, e quant'altro vogliamo. Perché ci sia vero ascolto della Parola di Dio, occorre che attraverso la parola scritta mi parli la Parola viva, cioè Gesù stesso, Verbo di Dio. C'è vero ascolto quando ascolto non "una parola scritta e muta, ma il Verbo incarnato e vivente" ('non verbum scriptum et mutum, sed Verbum incarnatum et vivum', s. Bernardo di Chiaravalle). In parola povere: quando attraverso la parola entro in rapporto personale con la Parola, Gesù. La Scrittura rimane materialmente la stessa, come i gesti della liturgia sono sempre i medesimi: ma ad ogni incontro col Signore essa acquista - messa in relazione e in dialogo con l'oggi e le sue sfide - un senso nuovo e inaspettato. Si realizza così quanto dice Gesù dello scriba ben preparato per il Regno: trae dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie (Mt 13,52). Non quindi soltanto nuove (sarebbero false o irrilevanti) né solo vecchie (sarebbero ammuffite), ma le due cose insieme.

Dobbiamo poi leggere la Scrittura come un libro unico, il cui cuore è Cristo; avere la capacità di mettere ogni pagina, ogni avvenimento, ogni insegnamento, in relazione a Cristo e al suo mistero pasquale, altrimenti la Scrittura diventa un guazzabuglio disordinato. Il Concilio Vaticano II lo indica tra i criteri per una corretta interpretazione della Scrittura: fare attenzione all'unità di tutta la Scrittura. C'è infatti un solo progetto di Dio, incentrato su Cristo. In particolare spendiamo una parola sul libro dei Salmi, che è importante, perché attraverso la liturgia delle ore forma tradizionalmente il cuore della preghiera della Chiesa. Quando li recitiamo, domandiamoci: come questo salmo si è realizzato in Gesù? e in quel senso pregarli.

All'offertorio:

Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio apra la nostra mente all'intelligenza della Scrittura, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:

Guidati e illuminati dallo Spirito di Gesù, preghiamo come il Signore ci ha insegnato:

 

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