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TESTO Commento su Giovanni 13,16-20

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Giovedì della IV settimana di Pasqua (06/05/2004)

Vangelo: Gv 13,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Gesù disse ai discepoli: "In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica".

Come vivere questa parola?

Compiuto l'umile segno della lavanda dei piedi, Gesù scandisce l'esemplarità del suo gesto citando quasi a conferma un noto proverbio, la cui forma più usuale si trova nel vangelo di Matteo: "E' sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone" (10,25), ribadendo così la necessità di essere e fare come lui, nell'umile servizio alla causa del Vangelo. Con una promessa: così facendo, sarete beati!

In questa affermazione c'è tutta la forza dirompente dell'amore a cui non basta un'adesione di principio. Esige piuttosto una fedeltà che si compiace di esprimersi nel dono di sé senza riserve, fino a dare la vita – come Gesù – in riscatto per molti. Si dissipa così il miraggio di una felicità cercata con arroganza nella corsa spasmodica verso il potere a tutti i costi. La gioia infatti non sta nel dominare ma nel servire, umilmente chini ai piedi di una comunità di fratelli, poiché " chi vuol essere grande si farà servitore, e chi vuol essere il primo sarà il servo di tutti" (Cfr. Mc 10,43-44).

Se vogliamo tendere alla pienezza dell'amore, bisogna davvero che ci lasciamo afferrare da questa logica, entrandovi con docilità nella certezza di trovare in essa il senso stesso del nostro nascere, vivere e morire. Certo, tutto attorno a noi e talvolta persino dentro di noi ci suggerisce uno stile diametralmente opposto, fondato sull'affermazione dell'io che accentra su di sé ogni attenzione. Ma è proprio qui, nella perenne fatica di decentrarsi e superarsi, liberi dalla schiavitù dell'ego, che noi gustiamo la beatitudine di cui oggi parla Gesù. Una beatitudine che prelude la santità.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, ripeterò al cuore l'annuncio della beatitudine che germoglia nell'umiltà del servizio amorevole.

Converti il mio cuore, o Dio, alla bellezza della beatitudine che gemma nell'interiorità profonda ogni qualvolta l'amore sussurra esigente l'imperativo del servizio.

La voce di un poeta e teologo in carcere

Dio, tu che abitasti in mezzo ai nostri padri / fa' che i nostri figli siano un popolo di oranti. / In festa grande verso la tua gloria / deve avviarsi il popolo alla santità. / (...) Tu che punisci il peccato e volentieri perdoni / Dio! Io l'ho amato questo popolo. / di aver portato le sue vergogne e i pesi suoi / e di aver visto la sua salvezza – questo mi basta. / Fermati, adesso: afferrami! Il tuo bastone mi cade / Dio fedele: preparami il sepolcro.
Dietrich Bonhoeffer (la morte di Mosé)

 

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