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TESTO Commento su Giovanni 10,22-30

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Martedì della IV settimana di Pasqua (04/05/2004)

Vangelo: Gv 10,22-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna ed esse non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.

Come vivere questa parola?

C'è un rapporto di reciproca conoscenza che s'instaura tra il Pastore e le pecore – dice Gesù. Ed insiste su quell'aggettivo di mutua appartenenza: "Io conosco le mie – dice esattamente – e le mie conoscono me. A quale tipo di conoscenza allude? E' la conoscenza nel senso biblico, che significa avere una relazione personale con lui, sperimentare la sua familiarità, la sua amicizia, tessendo nelle profondità del cuore una comunione intimissima con la sua vita divina. Ora, proprio perché il pastore è Gesù, tale conoscenza diventa un'avventura in continuo crescendo, fino a varcare la soglia dell'intimità con il Padre: "Io do loro la vita eterna...e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio".

Conoscere Gesù è dunque un'esperienza che cambia radicalmente la vita perché ci mette a contatto con il buon Pastore, meglio con il "Bel Pastore", come precisa il testo greco: il Compassionevole, il Premuroso, il Misericordioso, che offre se stesso per noi. Per ben quattro volte lo ribadisce l'apostolo Giovanni, volendo far risaltare l'amore appassionato di Dio che dà la sua vita per le pecore strappandole dalle mani violente di ladri e briganti. Dà la sua vita, anzi, "la depone" dice il testo greco, come deporrà le sue vesti per lavare i piedi ai discepoli, esortandoli poi all'emulazione: "Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri".

Chi conosce Gesù, dunque, proprio perché gli è familiare ed amico, è sollecitato ad agire come lui dando la vita, deponendo le vesti dell'esteriorità per essere rivestito della vita stessa di Dio, cingendo l'asciugatoio del servizio e dell'accoglienza ospitale.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, alimenterò in preghiera la mia familiarità con il Bel Pastore e imparerò da Lui a "deporre" la vita, in totale consegna al suo amore esigente, per offrire me stesso in sacrificio di soave odore, chino ai piedi dei miei fratelli nel gesto amabile dell'accogliere e consolare, amare e servire.

Che io ti conosca e ti riconosca, Signore, nell'ascoltare, docile ed umile, la tua Parola che mi spinge a deporre tutto di me per assumere tutto di Te nella pienezza dell'amore.

La voce di un Padre del monte Athos

Ecco il mio testamento. Amarci l'un l'altro. Cercare di amare tutto il mondo, senza distinzioni... Amare la ferita e colui che ce l'ha provocata. Imparare a guadagnare Cristo tramite i nostri nemici. Egli vive nascosto in mezzo a quanti ci odiano. Non puoi diventare dimora di Cristo se non ami coloro che lo tengono segretamente e se il tuo cuore non diviene un piccolo cielo di amore.
Abba Arsenio

 

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