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Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno B) (16/04/2006)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Il mattino di Pasqua restituisce vita e speranza ad un'umanità malata.

Parlare di Risurrezione, oggi, può sembrare anacronistico. Il quadro internazionale si presenta, infatti, preoccupante:

* L'incubo della guerra nucleare torna ad affliggere il mondo.

* Il mondo investe circa 800 miliardi di euro all'anno nella spesa militare. Con il solo 20% di questo denaro si potrebbero cambiare in un decennio le sorti del pianeta: cancellare la fame, garantire a tutti l'approvvigionamento di acqua potabile, estirpare l'analfabetismo, assicurare l'assistenza sanitaria, produrre energia pulita, eliminare gli enormi disastri provocati dalle piogge acide.

* Il numero di rifugiati, attualmente, ammonta a 21,8 milioni di persone.

* Anche nel 2006 sono 130 milioni i bambini cui è negato l'accesso all'istruzione primaria.

Dietro queste cifre si cela l'esperienza di milioni di fratelli condannati a un futuro che sembra senza speranza. In tale contesto, come credere al trionfo della vita sulla morte?

Se ci affacciamo sullo scenario della odierna situazione mondiale, per noi cristiani risuonano più che mai attuali le parole di Gesù: "Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno" (Lc 9,22). Anche il Cristo ha vissuto in una società colpita da profonde spaccature a livello politico, culturale e religioso. Il Figlio di Dio è stato disprezzato e messo a morte da una società che ha rifiutato la sua presenza innovativa, ma troppo scomoda.

Eppure, la morte non è stata l'ultima parola. La Pasqua ci mostra l'epilogo della passione: all'alba del terzo giorno Gesù risorge. Sebbene le circostanze attuali possano facilmente indurre al pessimismo, oggi più che mai, siamo chiamati a fissare il nostro sguardo nel Risorto per coltivare la certezza di una vita nuova che nasce proprio dall'esperienza di un apparente fallimento.

In questa missione, da sempre affidata ai cristiani, sono di stimolo e incoraggiamento le parole che il Santo Padre rivolge alla Chiesa nel messaggio quaresimale: "Lo sforzo del cristiano di promuovere la giustizia, il suo impegno per la difesa dei più deboli, la sua azione umanitaria per procurare il pane a chi ne è privo e per curare i malati... traggono forza da quel singolare ed inesauribile tesoro di amore che è il dono totale di Gesù al Padre".

Vivere la Pasqua, dunque, vuol dire avere il coraggio di rimanere fedeli a questo "inesauribile tesoro di amore" in cui crediamo, lottare per la vita dei vicini e dei lontani, quantunque possa sembrarci di non cogliere attorno a noi risultati proporzionali alle nostre scelte di onestà e dedizione. Come credenti, i problemi dell'umanità ci interpellano dal di dentro con l'invito ad essere uomini e donne del terzo giorno. Persone capaci di attendere con speranza l'alba radiosa della domenica di Pasqua, seppure ancora velata dall'angoscia del Venerdì santo. Incontrare il Risorto fra i clamori di un'umanità malata significa, allora, riconoscere e valorizzare la sua presenza in ogni piccolo segno di altruismo. La Pasqua ci invita ad addentrarci in un mistero di Vita che sfugge all'evidenza.

Facciamo nostre le parole profetiche che Paolo VI ha pronunciato in un'Omelia della Festa di Pasqua durante il suo Pontificato, ma ancora attualissima:

Cristo è risorto in un preciso momento della storia, ma ancora attende di risorgere nella storia di innumerevoli uomini, nella storia dei singoli e in quella dei popoli.

E' risurrezione, questa, che suppone la cooperazione dell'uomo, di tutti gli uomini.

Ma è risurrezione nella quale sempre si manifesta un fiotto di quella Vita che proruppe dal sepolcro in un mattino di Pasqua di tanti secoli or sono.

Ovunque un cuore, superando l'egoismo, la violenza, l'odio, si china in un gesto d'amore verso chi è nel bisogno, lì Cristo ancora oggi risorge.

Ovunque nell'impegno fattivo per la giustizia emerge una vera volontà di pace, lì la morte indietreggia e la vita di Cristo s'afferma.

Ovunque muore chi ha vissuto credendo, amando, soffrendo, lì la resurrezione di Cristo celebra la sua definitiva vittoria.

L'ultima parola di Dio sulla vicenda umana non è la morte, ma la vita; non è la disperazione, ma la speranza.

A questa speranza la Chiesa invita anche gli uomini di oggi. Ad essi ripete l'annuncio incredibile, eppur vero: Cristo è risorto! Risorga tutto il mondo con Lui! Alleluia!

Celebrare la Risurrezione è credere nel bene, sforzandoci di costruirlo attivamente nella società; è promuovere la pace, impegnandoci a disarmare i nostri cuori dalle piccole ostilità che spesso fanno esplodere la "guerra" proprio tra le mura domestiche.

Se nel quotidiano tutti, in prima persona, ci lasciamo trasformare da piccole scelte di dono, parlare di Risurrezione e credere nel trionfo della vita sulla morte non ci sembrerà più anacronistico.

Buona Pasqua!

 

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