TESTO La follia dell'amore
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Domenica delle Palme (Anno B) (09/04/2006)
Vangelo: Mc 14,1-15,47
1Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. 2Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
3Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. 4Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? 5Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
6Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. 7I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. 8Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».
10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. 11Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
17Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. 18Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». 19Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». 20Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. 21Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».
22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:
Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse.
28Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 29Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». 30Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». 31Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
32Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». 33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». 35Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. 36E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». 37Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? 38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. 40Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
43E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 44Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». 45Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. 46Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. 47Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. 48Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. 49Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!».
50Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. 51Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. 52Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
53Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.
55I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 56Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. 57Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 58«Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». 59Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. 60Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». 62Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».
63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte.
65Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.
66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote 67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». 68Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. 69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». 70Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». 71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». 72E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
1E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. 2Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 3I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. 4Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». 5Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
6A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. 7Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. 8La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. 9Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 10Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. 12Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». 13Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». 14Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». 15Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
16Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. 17Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. 18Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». 19E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. 20Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
21Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.
22Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 23e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. 24Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. 25Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». 27Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. 28[..]
29Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, 30salva te stesso scendendo dalla croce!». 31Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! 32Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
33Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 34Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 35Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». 36Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». 37Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
38Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. 39Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
40Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, 41le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
42Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, 43Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. 45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. 47Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.
Quando ci ritroviamo incollati davanti alla televisione o alle pagine dei giornali che ci mostrano minuto per minuto la passione di un popolo in guerra, cosa ci attraversa nella testa, nel cuore? Quali sentimenti? Per chi parteggiamo? C'è un colpevole o un innocente? Sappiamo leggere la passione di questo Popolo come la passione dell'Uomo? Gesù ha fatto suo il dolore, la sofferenza di ogni uomo, di ogni popolo, in ogni parte della terra, in tutti i tempi. Cogliere il senso della "Passione di Gesù" è cogliere il senso ultimo di ogni dolore umano.
Quando si legge il racconto della passione con occhi di studiosi e di storici, il problema fondamentale è: chi furono i responsabili della morte di Gesù, i giudei o i romani? Gesù morto per motivi religiosi (perché si proclamava Messia), o per motivi politici' (come agitatore sociale e ribelle contro Roma)? Per quale motivo " era necessario " che il Figlio dell'uomo patisse? (Lc. 24, 26). Marco, che come scrittore non si perde in inutili parole, in pochi versetti ci fa immediatamente cogliere il senso della situazione in cui Gesù e i discepoli si sono trovati. Il suo modo di narrare è fin dall'inizio così realistico che ci fa quasi toccare con mano l'accaduto. Egli intende provocare i suoi lettori allo stesso scandalo del Dio crocifisso, in tutta la sua crudezza.
Per chi legge, il racconto della passione, non ha bisogno di commento. Va solo contemplato, pregato, vissuto. Tutto resta incomprensibile, se non si coglie in esso la violenta passione di Dio che cerca l'uomo, in un amore disposto ad amare sino alla fine, costi quel che costi, fino a dare la vita. Non si può cogliere il mistero della croce, se non si vede lì, nel non senso di una morte infame, il mistero dell'amore di Dio.
L'amore infatti porta fuori di sè, dilata l'animo e si fa carico di tutto: Dio, sulla croce di Cristo, raggiunge il punto più lontano da sé, abbraccia l'universo e si fa carico di tutto il mondo. Sulla Croce si manifesta pienamente chi è Dio: il Dio diverso, il Dio amore in tutta la sua passione d'amore, di quell'amore che lo colloca infinitamente al di sopra di ogni nostra immaginazione.
La croce è la rivelazione suprema di Dio che è amore, un amore che salva, mentre siamo peccatori. Dato il male del mondo, la croce si pone quindi come il luogo inevitabile d'incontro tra Dio che cerca l'uomo e l'uomo che cerca Dio; è l'incrociarsi di due passioni: dell'uomo che nella sua disperata ricerca si trova inchiodato sulla croce, prigioniero del male, di Dio che nella sua volontà di portare la salvezza si trova ugualmente inchiodato sulla croce, prigioniero dell'amore. Dio, infatti, vuole ricreare l'uomo, ferito dal peccato, con l'amore. Se il crocifisso svelase soltanto il peccato, ci condannerebbe alla disperazione. Il Crocifisso, invece, mentre svela il peccato annuncia l'amore. Infatti, è nel momento della sua morte che avviene la massima rivelazione di un pagano: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!".
E' l'apice di tutto il Vangelo di Marco, riassume in sè e risolve tutta la contrarietà della croce: Il nostro Dio è l'uomo crocifisso, Gesù. "Ecco il nostro Dio", annuncia il Vangelo. Non conosciamo, non riconosciamo altro Dio che questi crocifisso. Questo è scandalo per ogni persona religiosa e follia per ogni persona di buon senso, dice Paolo (1Cor 1,23). Marco accentua volutamente questo scandalo e questa follia, facendo riconoscere Gesù nella sua realtà solo sulla croce, non prima. Solo lì possiamo riconoscere che Gesù è il nostro unico Signore.
Chi lo segue solo fino all'ultima cena e non lo riconosce sulla croce, non è cristiano. Questo è il grande mistero da capire, la rivelazione sconvolgente che ha scandalizzato e colto di sorpresa anche i primi discepoli, così come è colto di sorpresa ognuno di noi, difronte al mistero della croce, al dolore e alla sofferenza. Solo vedendo morire Gesù "in quel modo", proprio così, avviene la proclamazione di fede del cristiano. Giovanni nel suo Vangelo ci fa comprendere questa stessa verità in un altro modo. Lo dice attraverso le ultime parole di Gesù: "Tutto è compiuto". Sarà che Gesù dice: "Finalmente è terminata questa agonia, è terminato il mio compito, me ne posso tornare in Paradiso ed essere finalmente felice?" No, Gesù desidera dirci: "Ho compiuto l'amore, ho detto tutto l'amore che potevo, l'ho messo dentro la storia degli uomini. Da questo momento il fuoco dell'amore, il fuoco dello Spirito scorre nelle vene degli uomini". Gli uomini diventano finalmente capaci di essere strumenti di perdono, strumenti di amore, strumenti di gioia, strumenti di pace. Anche gli uomini diventano capaci di lasciarsi crocifiggere per amore del proprio popolo, sull'esempio di Gesù.
Mons. Oscar Romero, morto per la salvezza del Salvador, così si è espresso in una intervista due settimane prima della sua morte:
"Sono stato spesso minacciato di morte. Devo dirle che, come cristiano non credo nella morte senza risurrezione, se mi uccidono, risusciterò nel popolo salvadoregno: Glielo dico, senza presunzione alcuna, con la più grande umiltà.
Come pastore sono obbligato, per mandato divino, a dare la vita per coloro che mi vogliono uccidere. Se arrivassero a compiersi le minacce, sin da questo momento offro a Dio il mio sangue per la redenzione e per la risurrezione del Salvador.
Il martirio è una grazia di Dio che non credo di meritare. Ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita, possa il mio sangue essere semente di libertà e segno che la speranza sarà presto realtà.
Se è accetta a Dio, possa la mia morte servire alla liberazione del mio popolo ed essere una testimonianza di speranza nel futuro. Se arrivassero ad uccidermi, già da adesso perdono e benedico coloro che lo faranno.
Possono così convincersi che perderanno il loro tempo: morirà un Vescovo, ma la Chiesa di Dio, che è il popolo, non perirà mai".
Mons. Romero era un Vescovo, una persona preparata, che aveva compreso forse il mistero della Croce. Ma non è dato di comprendere il mistero della Croce a chi studia, ma a chi ama. Sconvolgente l'esperienza di un "piccolo" di Belo Horizonte.
Rogerio ha otto anni.
Da alcuni giorni ha iniziato il suo secondo lavoro: al mattino raccoglie le lattine nelle immondizie, al pomeriggio va al centro città per lucidare le scarpe dei ricchi. L'ho incontrato una sera verso mezzanotte, rientrava dal lavoro con la sua cassetta vecchia e lurida sulle spalle. Dopo esserci salutati ha detto: "Padre, oggi non ho guadagnato niente, non si è fermato nessuno".
Rogerio è nato nella favela, conosce la vita solo dalla prospettiva della fame, dello sfruttamento, della lotta per la sopravvivenza.
È uno dei 40 milioni di bambini in Brasile che da sempre conosce e abita la strada.
Un giorno ero in chiesa, è entrato Rogerio, scalzo, con la solita canottiera bucata. Si è avvicinato e, indicando con il dito, ha chiesto chi fosse quell'uomo con i chiodi sulla croce. Ho risposto: "Gesù, il Figlio di Dio". "Ma perché è lì?" Ha ripreso il bambino. "Sta soffrendo per tutti gli uomini del mondo, perché tutti abbiano la felicità in terra e in cielo".
Rogerio è rimasto zitto e fissava il crocifisso. Poi mi ha detto: "Togliamo Gesù dalla croce, perché lì soffre troppo. Ci vado io al suo posto".
Rogerio, già crocifisso da una società iniqua, dall'egoismo degli uomini, voleva pagare ancora, voleva soffrire al posto di Gesù.
La mattina seguente, entrando in chiesa, ho trovato Rogerio sotto il crocifisso con le braccia distese, voleva imitare Gesù.
Non incrociare mai le braccia nella vita, perché l'uomo più grande del mondo è morto con le braccia aperte. Questa settimana ti consigliamo di leggere con calma questa lettura del racconto della Passione di Gesù, con calma, se preferisci un pezzettino ogni giorno, avendo vicino l'immagine del Crocifisso.
Buona Settimana Santa.