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TESTO Benedetto colui che viene

mons. Antonio Riboldi

Domenica delle Palme (Anno B) (09/04/2006)

Vangelo: Mc 14,1-15,47 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. 2Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».

3Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. 4Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? 5Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.

6Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. 7I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. 8Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».

10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. 11Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.

12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

17Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. 18Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». 19Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». 20Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. 21Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:

Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse.

28Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 29Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». 30Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». 31Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

32Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». 33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». 35Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. 36E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». 37Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? 38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. 40Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

43E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 44Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». 45Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. 46Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. 47Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. 48Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. 49Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!».

50Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. 51Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. 52Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.

53Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.

55I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 56Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. 57Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 58«Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». 59Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. 60Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». 62Gesù rispose: «Io lo sono!

E vedrete il Figlio dell’uomo

seduto alla destra della Potenza

e venire con le nubi del cielo».

63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte.

65Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.

66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote 67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». 68Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. 69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». 70Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». 71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». 72E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.

1E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. 2Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 3I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. 4Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». 5Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.

6A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. 7Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. 8La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. 9Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 10Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. 12Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». 13Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». 14Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». 15Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

16Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. 17Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. 18Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». 19E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. 20Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

21Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.

22Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 23e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. 24Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. 25Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». 27Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. 28[..]

29Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, 30salva te stesso scendendo dalla croce!». 31Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! 32Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

33Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 34Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 35Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». 36Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». 37Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

38Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. 39Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

40Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, 41le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

42Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, 43Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. 45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. 47Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.

In punta di piedi, lasciamoci sorprendere e commuovere dalle liturgie di questa settimana, che giustamente la Chiesa definisce "Santa".

E' una settimana in cui Dio non solo ci svela in Gesù Suo Figlio quanto ci ama, ma chiede di essere amato. Una settimana in cui ogni vero discepolo di Gesù si fa sorprendere e commuovere dall'amore, fino a "entrare nel vivo del Suo Cuore e farci plasmare".

Vorrei dire a voi, che siete diventati miei amici e quindi compagni nel cammino verso Dio, i sentimenti che provava Paolo VI proprio commentando questa domenica, detta "delle Palme".

"Se noi vogliamo comprendere bene la nostra vita e l'indirizzo che sempre intendiamo imprimerle, dobbiamo guardare a Cristo. Egli è il Re, il Sovrano della storia, il centro di ogni aspirazione e la meta dell'uomo. Egli consegue il suo trionfo nel dare quanto ha: il sangue, l'onore, la sua libertà, la sua vita per noi. Gesù ci ha salvati nel dolore e nell'amore. Figlioli, lasciamoci impressionare da queste altissime verità. Incominciamo a comprendere le scene che il racconto evangelico e le cerimonie liturgiche rievocano davanti alle nostre anime. Lasciamoci commuovere, sì commuovere. C'è molto bisogno, proprio di scuotere i nostri sentimenti a volte stagnanti, opachi, tetri, incapaci di vibrare dinanzi a queste supreme lezioni, che riguardano la storia e le finalità stabilite per l'uomo. Sentiamo nelle nostre anime ciò che Gesù Cristo sentì in se medesimo. Che da Lui a noi passi il fluido, la corrente dei suoi sentimenti per trasformare ed accendere i nostri! Gesù ci ha amato: ha offerto la sua vita per noi: ciascuno di noi è debitore a lui di una salvezza per cui è occorso il prezzo del suo sangue. Sì, fratelli, lasciamoci commuovere e coinvolgere.

Non possiamo rimanere inerti, non dobbiamo più oltre comportarci come insensibili, refrattari, nemici. Curviamo invece la fronte, come il Centurione che, dopo aver confitto in croce Gesù, quando lo vide morto, confessò: Veramente era il Figlio di Dio!" (11 aprile 1965).

Ma saremo capaci di accostarci con sincerità e umiltà di cuore a questa fonte di amore e felicità, uscendo dal ghetto del nostro egoismo, che è davvero il buio del cuore? Lasciamoci commuovere!

Durante tutta la settimana, deve accompagnarci l'apostolo Paolo, che così scriveva ai Filippesi questa storia di amore di Dio: "Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù, ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre" (Fil 2,6-11).

Poche righe che raccontano l'amore di Dio, che si rivela e si mostra in questa settimana santa, che ci porta alla Pasqua.
Inizia questa settimana con "le palme o ulivi".

Così narra Giovanni l'evangelista: "La gran folla che era venuta per la festa, avendo udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele! Gesù, trovato un asinello vi montò sopra, come sta scritto: "Non temere, figlia di Sion, ecco il tuo re viene seduto sopra un puledro di asina!" Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose! Ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto" (Gv 12,1-16).

Il nostro è un tempo - ma è l'eterna storia dell'uomo, malato di superbia – che sostituisce la mitezza dell'amore, con il trionfalismo di sé. Dio sa molto bene che l'amore va a braccetto con l'umiltà. Vuole essere amore e basta. Forse noi, al posto di Gesù, in quella cavalcata di osanna, avremmo suonato tutte le trombe possibili, per un trionfo che il più delle volte genera umiliazioni di altri...come avviene.

L'amore è come "il chicco di grano che se caduto in terra non muore non può portare frutto". L'amore è davvero il dono di Dio ed il sogno di ogni uomo di buona volontà, e come tale è l'infinita dolcezza di perdersi nel volto di chi si ama, magari perdendo se stesso, come Gesù. S. Chiara amava dire che per essere di Cristo occorre avere umiltà, povertà e carità. In altre parole "spogli di ogni ambizione o idolatria, ricchi di cuore". Come sarebbe bella la vita, il mondo, gli uomini se così fosse in tutti. Questa del resto è stata la lezione che Gesù ha indicato per quella pace che è l'anelito dell'uomo.

E certamente il bisogno di pace, oggi, lo si sente da tutti, a cominciare dalla gente comune che, con aria di festa, inonda le nostre città, agitando palme o rami di olivo, sapendo che ha di fronte a sé, una densa coltre di violenze che tolgono a volte anche il respiro della pace.

Siamo davvero stanchi di tanti egoismi, che generano violenze di ogni sorta. Una violenza che sembra impazzita, entrando persino nelle famiglie con le tragedie che raccontano le cronache.

Siamo davvero nauseati del come vediamo strappato ogni lembo di dignità nelle torture, nelle emarginazioni, e viene da dire quanto con amarezza disse Levi: "Ma che uomo è mai questo?" La superbia dell'uomo forse non si rende conto del come stritola i fratelli, come fossero "merce da usare" in ogni modo o "cose di poco conto".

A volte sentiamo l'amarezza di una vita che potrebbe essere la gioia di gridare, agitando le palme: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore"...come la sentì Gesù vedendosi non accolto e capito.

Chi di noi è stato pellegrino in Terra Santa, certamente avrà fatto la ripida discesa che da Betfage porta all'Orto degli Ulivi. A mezza strada si incontra un luogo chiamato "Dominus flevit". Ai piedi di questa strada vi è il Getsemani e quindi l'Orto degli Ulivi, dove Gesù ha vissuto la sua "agonia". Di fronte c'è la grande Gerusalemme con la spianata dei templi: Gerusalemme, la città di Dio, che non ha saputo accogliere il Figlio di Dio.

Racconta l'evangelista Luca: "Quando fu vicino alla città, Gesù la guardò e si mise a piangere per lei. Diceva: "Gerusalemme, se tu sapessi almeno oggi, quel che occorre alla tua pace! Ma non riesci a vederlo. Ecco, Gerusalemme, per te verrà il tempo nel quale i tuoi nemici ti circonderanno di trincee. Ti assedieranno e premeranno su di te da ogni parte. Distruggeranno te e i tuoi abitanti e sarai rasa al suolo, perché tu non hai saputo riconoscere il tempo nel quale Dio è venuto a salvarti" (Lc 19,41-45).

Ogni volta mi reco in quel luogo, mi siedo a lungo e cerco di capire l'amarezza, ancora di più il pianto del Figlio di Dio, che era ed è la sola pace possibile se accolto, e mi chiedo cosa direbbe oggi delle "nostre Gerusalemme", che siamo noi. Mi chiedo fino a che punto sappiamo riconoscere il tempo, che è l'oggi, in cui Gesù viene in mezzo o incontro a ciascuno di noi...ma "non siamo riusciti a vederLo...perché non sappiamo riconoscere il tempo in cui Dio viene a salvarci...Lo sapessi almeno oggi!".

Come possiamo non farci interpellare da questo pianto di Gesù, restando indifferenti di fronte a tanto amore che non accolto diventa pianto? E' il grande momento questa Settimana Santa di cogliere l'occasione di "riconoscere il nostro tempo" e quindi asciugare le lacrime di Dio. Ma saremo capaci?

Ripercorrendo le stazioni della via Crucis, proposte dal S. Padre lo scorso anno, alla vigilia di quel grande evento che fu la morte del grande Giovanni Paolo II (ricordate?), così l'allora Card. Ratzinger, ora nostro amato Papa, per le donne che incontrandoLo sulla via del Calvario piansero di dolore, così pregò: "Signore, alle donne che piangono hai parlato di penitenza, del giorno del giudizio, quando ci troveremo al cospetto del tuo volto, il volto del Giudice del mondo. Ci chiami a uscire dalla banalizzazione del male con cui ci tranquillizziamo, così da poter continuare la nostra vita di sempre. Ci mostri la serietà della nostra responsabilità, il pericolo di essere trovati, nel giudizio, colpevoli e infecondi. Fa' che non ci limitiamo a camminare accanto a te, offrendo soltanto parole di compassione. Convertici e donaci una nuova vita; non permettere che alla fine rimaniamo come il legno secco, ma fa' che diventiamo tralci viventi in te, e che portiamo frutti per la vita eterna" (Via Crucis, ottava stazione).

Oggi, domenica della Palme, vogliamo aggregarci al popolo umile e devoto che portava in trionfo Gesù agitando palme e olivi. Portiamo con noi il ramoscello di ulivo che ci sarà dato e questo sia segno della nostra buona volontà di farci convertire da Gesù e vivere di Lui, che è la vera pace. E con l'ulivo questa pace entri nelle vostre case e sia il sorriso e la speranza tra di noi, come un canto di fiducia.
Vivremo insieme i grandi giorni di questa settimana santa

-Giovedì, la giornata della Eusarestia "in Cena Domini" e quindi l'adorazione notturna a fare compagnia a Gesù nella sua agonia nel Getsemani.

-Venerdì Santo è il grande giorno dell'amore che non teme di essere come "pane stritolato e spezzato, grano che caduto in terra muore", per dare vita al grande albero della resurrezione o Pasqua.

Vi sarò vicino, con qualche breve riflessione, in modo da vivere insieme questi giorni che sono "la solennità dell'amore che si dona".

NOTA BENE:

Martedì santo il mio carissimo e prezioso collaboratore, che è quello che si carica con tanto amore a farvi avere le riflessioni, il buon Guido, vi farà avere una breve riflessione per il Giovedì Santo e il Venerdì Santo che vi aiutano a vivere spiritualmente i grandi Misteri di amore di Gesù.

La riflessione della S. Pasqua sarà come al solito.

 

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