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TESTO Non temere, Figlia di Sion! Ecco il tuo re viene - Messa per la processione

don Romeo Maggioni   Home Page

Domenica delle Palme (05/04/2009)

Vangelo: Gv 12,12-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 11,55-12,11

55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». 57Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.

1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. 4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: 5«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». 6Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 7Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».

9Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. 10I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, 11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

La processione coi rami d'ulivo ha un significato ben preciso: nella fede accogliamo Gesù che in questa settimana - attraverso i Riti Liturgici - rende attuale entro la nostra comunità quei suoi gesti salvifici e ne comunica tutto il frutto di salvezza.

"Non temere, figlia di Sion! Ecco il tuo re viene!". Fu, quello di Gerusalemme, l'ingresso ufficiale del Messia nella sua città, e nello stile umile di un re che porta pace e salvezza al popolo sofferente: "l'arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti" (Zc 9,9-10).

Quali gesti e quale pace allora attualizzano per noi i Riti solenni della Settimana Santa che oggi incomincia?

1) LA PASQUA DI GESU'

Dei fatti ben precisi stanno alla base del nostro riscatto, fatti culminanti nei momenti vissuti da Gesù durante la sua passione, morte e risurrezione, che noi - con linguaggio comune - chiamiamo la sua Pasqua. Gesti compiuti con drammatica partecipazione di uomo, cosciente di una missione particolare: essenzialmente quella del Figlio di Dio che sposando l'umanità peccatrice, a suo nome e in suo favore, ripara un rifiuto nei confronti di Dio che ha causato la morte a tutti gli uomini. "Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti" (Rm 5,19). Gesù è il secondo Adamo che ricostituisce una umanità riconciliata con Dio.

L'atto centrale di Gesù fu essenzialmente una obbedienza. É al Getsemani, in un momento di tensione agonica, che Gesù sceglie di affidarsi in un modo eroico a quel Dio che sembra averlo abbandonato a una morte ingiusta: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!" (Mt 26,39). Se il peccato è stato un atto di sfiducia in Dio, il suo contrario è un atto d'amore e di fiducia totale, senza compromessi, fino a rasentare l'assurdo. Gesù, completamente solidale con noi, "è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti" (Is 53,4-5).

Quest'atto di obbedienza gli è valsa la più positiva risposta di Dio, col risuscitarlo dai morti ed esaltarlo alla destra nei Cieli. Mostratosi pienamente "Figlio prediletto", anche nella sua umanità è stato come rapito dentro la divinità a divenirne pienamente partecipe ed erede. E' il senso profondo della esaltazione pasquale per quel che riguarda Gesù. Primizia, naturalmente, di tutta l'umanità di cui Lui - con l'Incarnazione - è capo e rappresentante: primogenito dei risorti, "se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria" (Rm 8,17). Entrato nella gloria, ora allunga a noi la mano per farci partecipi del medesimo destino di vita (così rievoca l'iconografia bizantina!).

2) LA PASQUA DELLA CHIESA

Questo è il punto: partecipare alla sua morte per giungere ad una risurrezione simile alla sua. E' appunto quanto noi intendiamo quando parliamo della Pasqua della Chiesa, o della nostra Pasqua. In qualche forma Gesù vuole che ciascuno compartecipi a quei suoi atti - che ha fatto per noi, ma non senza di noi -; atti che abbisognano di un "completamento" perché possano essere efficaci per ognuno di noi. Scrive san Paolo: "Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24). L'obbedienza alla nostra croce non ha efficacia di riscatto se non è unita alla Croce redentrice di Cristo, perché solo in Lui siamo riconciliati col Padre oggi e, domani, glorificati!

Ecco perché è necessario che in qualche forma quegli atti storici di Cristo siano resi presenti oggi - e ad ogni generazione di uomini - affinché ognuno liberamente e responsabilmente vi partecipi. La novità di Cristo, risorto e vivo, è quella di rendersi nostro contemporaneo donandoci il Suo Spirito. E' il modo nuovo di stare sempre con noi e operare la sua salvezza lungo il tempo e lo spazio. E' nei segni da Lui voluti (i Sacramenti e la Liturgia) e nel luogo privilegiato da Lui scelto (la Chiesa, come sua sposa) che lo Spirito opera e applica a noi il frutto di quei gesti salvifici compiuti da Gesù per tutta l'umanità.

La memoria allora che i Riti Liturgici del Santo Triduo pasquale fanno in questa settimana, non è che il vestito e il veicolo per il quale noi ci colleghiamo con i gesti di Cristo. E' una memoria che ci coinvolge anche emotivamente nella rievocazione puntuale dei fatti che vanno dall'ultima Cena del giovedì alla varie apparizioni del Risorto nel giorno di Pasqua. Il risultato sarà il caricare ulteriormente la nostra libertà della capacità di dire il sì coraggioso nelle croci della nostra vita, perché in unione col passaggio di Cristo siamo condotti alla ulteriore e definitiva comunione con Dio che costituirà la nostra esaltazione eterna.

Portare a casa l'ulivo benedetto, non è un gesto di magia, ma espressione di fede che sa riconoscere nei riti della Chiesa Gesù come proprio salvatore.

Fare Pasqua, partecipare ai Riti e accostarci ai Sacramenti, è la fonte e la forza di tutto un anno di vita cristiana, perché la sorte ottenuta dal Capo passi sempre più alle membra del suo Corpo, la Chiesa, cioè in ognuno di noi.

 

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