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TESTO Commento su Giovanni 8,21-30

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Martedì della V settimana di Quaresima (11/04/2000)

Vangelo: Gv 8,21-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono.

Come vivere questa Parola?

A Mosè che domanda come si chiami colui che lo invia presso gli Israeliti a liberarli dalla schiavitù egiziana, Dio risponde: "Io sono" (Es 3,14). Che strano nome!

Presso le culture antiche, conoscere il nome proprio di una divinità significava assicurarsene il favore, averla in qualche modo nelle proprie mani. Dio, rivelando di chiamarsi "Iahweh", "Io sono", afferma appunto di essere assolutamente aldilà delle possibilità di comprensione e controllo umani: "Io sono" infatti propriamente non è un nome; Dio non può essere racchiuso in un nome (e per questo, per gli ebrei, "Iahweh" è un nome assolutamente impronunciabile).

Dio dunque rivela a Mosè di essere assolutamente trascendente, inafferrabile. Ebbene, Gesù afferma che si rivelerà con questo stesso nome, allorché sarà innalzato sulla croce. Cosa significa?

Inchiodandolo a una croce, gli uomini credevano di ridurre Gesù in proprio potere: in verità invece, Gesù stesso, consegnandosi liberamente agli uomini, mostrerà il suo potere, la sua vittoria sul peccato e sulla morte. Mistero della croce! Dio rivela la propria trascendenza, la propria inafferrabilità (rivela di chiamarsi "Io Sono"!), lasciandosi afferrare dalle mani degli uomini; rivela la sua potenza, facendosi debole: "Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti; Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti" (1 Cor. 1,27).

Oggi contemplerò il mistero della potenza di Dio, che si rivela nella debolezza della croce, e confronterò con esso la mia vita. Ripeterò nel cuore le parole di Paolo: "Quando sono debole, è allora che sono forte" (2 Cor. 12,10).

 

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