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TESTO Commento su Matteo 10, 24-33

padre Lino Pedron   Home Page

Sabato della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (12/07/2003)

Vangelo: Mt 10,24-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

I discepoli non devono cercare o attendersi una sorte diversa da quella toccata al loro Maestro. Se Gesù è stato calunniato e chiamato Beelzebùl, il principe dei demoni, quanto più saranno calunniati i suoi discepoli. Il nome Beelzebùl, dato in senso dispregiativo a Gesù, significa "padrone della casa". Per questo i suoi discepoli sono chiamati "i suoi familiari", cioè quelli della sua casa.

Il comandamento "Non temete" ripetuto tre volte è un forte invito al coraggio. Il coraggio deve manifestarsi nel parlare chiaro e nel gridare coi fatti il messaggio di Cristo, nel non temere la persecuzione e la morte del corpo, e nel non vergognarsi mai di Cristo davanti agli uomini.

La paura dei discepoli nasce dalla mancanza di fede in Dio Padre e dalla mancanza di libertà nei confronti di se stessi. Per seguire Cristo bisogna rinnegare se stessi (Mt 10,37-39). Chi non rinnega se stesso, rinnega Cristo, come ha fatto Pietro (Mt 26,69-75).

Riconoscere il Cristo davanti agli uomini è molto più che parlare di lui o associarsi alla comunità dei cristiani: è solidarietà totale con il suo mistero di morte e risurrezione. La morte del martire non è assenza di Dio, ma realizzazione del progetto di Dio e configurazione al Cristo morto e risorto, culmine della testimonianza cristiana.

 

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